Il piano europeo Macron-Von der Leyen per attrarre ricercatori: il rifiuto dei Rettori italiani
Il piano europeo Macron-Von der Leyen per attrarre ricercatori dagli USA divide l’Europa. Ecco l'opinione del rettore di Bologna Giovanni Molari.
Giovanni Molari, rettore dell'Università di Bologna, esprime riserve sul piano europeo volto ad attrarre ricercatori dagli Stati Uniti. La proposta di Emmanuel Macron e Ursula Von der Leyen, che prevede finanziamenti per mezzo miliardo di euro, rischia secondo Molari di alterare gli equilibri accademici internazionali, sottraendo personale docente alle università americane.
La posizione dell'Alma Mater: priorità agli accordi di scambio
Rientrato da una missione in California, durante la quale ha rafforzato le collaborazioni con atenei come Berkeley e San Diego, Molari sottolinea l'importanza di potenziare gli scambi internazionali. «Meglio offrire asilo temporaneo ai professori in difficoltà – afferma – senza sottrarre stabilmente i docenti alle università statunitensi». Secondo il rettore, l'Europa dispone già di fondi dedicati ai ricercatori stranieri, che potrebbero essere utilizzati in modo più strategico.
Critiche al piano europeo: un rischio di squilibri accademici
Molari evidenzia che il piano europeo, presentato durante la conferenza "Choose Europe, choose France", non risolve le cause profonde delle difficoltà vissute dagli accademici americani sotto l'amministrazione Trump. Inoltre, critica la decisione di concentrare l'iniziativa sulla Francia, suscitando anche il malcontento di parte della comunità scientifica francese. «Non ho percepito segnali di crisi imminente negli Stati Uniti – commenta – anzi, le università americane stanno reagendo in modo compatto alle sfide politiche».
Collaborazione internazionale come via maestra
Secondo Molari, le università statunitensi, grazie a una solida base di finanziamenti privati, sono meno vulnerabili rispetto a quelle europee. Il rettore ribadisce la necessità di costruire partnership di lungo periodo, evitando operazioni che possano apparire ostili. L'Alma Mater ospita già regolarmente ricercatori e professori stranieri, dimostrando che esistono vie efficaci per sostenere la ricerca senza strappi diplomatici. «La priorità deve restare quella di rafforzare la cooperazione globale – conclude – senza farsi dettare l'agenda da contingenze politiche».