Inclusione a pagamento nei centri estivi: il CNDDU denuncia la grave situazione in Val di Susa

Il Coordinamento Docenti Diritti Umani (CNDDU) denuncia la violazione del diritto all'inclusione nei centri estivi della Val di Susa. No a deroghe.

A cura di Scuolalink Scuolalink
28 luglio 2025 22:35
Inclusione a pagamento nei centri estivi: il CNDDU denuncia la grave situazione in Val di Susa - Coordinamento Nazionale Docenti
Coordinamento Nazionale Docenti
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Inclusione negata - Il Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani denuncia la richiesta di contributi economici alle famiglie per gli educatori di minori con disabilità nei centri estivi in Val di Susa. Un fatto inaccettabile, che viola i diritti fondamentali e scarica sullo straordinario volontariato le mancanze istituzionali.

Inclusione negata nei centri estivi: intervento sul caso Susa

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione in merito alla situazione denunciata dall’Associazione Cuori Blu Autismo Susa relativa alla gestione dei servizi educativi per minori con disabilità nei centri estivi del Comune di Susa e, più in generale, della Val di Susa.

Secondo quanto riportato, diverse famiglie si sono viste costrette a coprire economicamente il costo degli educatori necessari per i propri figli – fino a 400 euro a settimana per un servizio che rientra nell’ambito dei diritti fondamentali. È bene chiarirlo: l’accesso a un centro estivo con un educatore dedicato non è un servizio aggiuntivo, ma una misura di garanzia per l’esercizio effettivo del diritto all’inclusione.

Quando un’amministrazione pubblica limita temporalmente questo sostegno, delegandone la continuità alle possibilità economiche dei singoli nuclei familiari, non siamo più nell’ambito della buona amministrazione, ma in quello dell’elusione di precisi obblighi giuridici e costituzionali. La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, la Legge 104/1992 e la nostra Costituzione non prevedono deroghe stagionali ai diritti. Non esistono “mesi facoltativi” per l’inclusione.

Il gesto dell’associazione Cuori Blu, che ha deciso di sostenere con proprie risorse tutte le ore educative necessarie per i bambini coinvolti, è encomiabile e dimostra un alto senso civico. Tuttavia, non può né deve diventare un precedente sostitutivo dell’azione pubblica. Le associazioni non possono – e non devono – supplire alla funzione dello Stato.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani chiede con fermezza:

  • un intervento immediato da parte della Regione Piemonte affinché venga garantita la copertura integrale del servizio educativo individualizzato per tutta la durata dell’estate;
  • la definizione di linee guida vincolanti a livello nazionale per assicurare la continuità dei diritti educativi e assistenziali anche nei periodi non scolastici;
  • un tavolo tecnico-istituzionale con rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Merito, ANCI, Regioni e associazioni delle famiglie per elaborare un modello di inclusione estiva uniforme su tutto il territorio nazionale.

La disparità territoriale nella garanzia dei diritti educativi per i minori con disabilità rappresenta un fallimento sistemico, che va affrontato con strumenti strutturali e non lasciato all’iniziativa episodica dei singoli Comuni o al volontariato, pur meritorio.

Includere significa garantire continuità. Educare ai diritti civili significa assicurare che nessun bambino sia escluso per ragioni economiche o geografiche.

Le politiche per l’infanzia e la disabilità non possono essere condizionate dalla stagione, dal bilancio comunale o dal silenzio istituzionale.

È tempo che lo Stato, nelle sue articolazioni centrali e locali, assuma con chiarezza la responsabilità politica e giuridica dell’inclusione vera.

prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU

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