Insegnante senza diploma: Corte dei Conti le impone un risarcimento record al MiM
L'insegnante senza diploma ha lavorato per cinque anni nel Veneto: la sentenza impone la restituzione di stipendi e contributi previdenziali.
Un caso giudiziario emblematico in Veneto riguarda un'insegnante senza diploma che ha svolto la professione abusivamente per un lustro. Dopo le verifiche amministrative, la donna è stata colpita da un provvedimento di licenziamento senza preavviso e il caso è passato alla magistratura contabile. La Corte dei Conti ha emesso una sentenza che obbliga l'ex docente al risarcimento dei danni per oltre 91mila euro in favore del Ministero.
Le verifiche sull'insegnante senza diploma
Tutto ha avuto inizio in seguito agli accertamenti disposti nel 2024 dall'Ufficio Scolastico Regionale. Al centro della vicenda vi è una donna che ha ricoperto il ruolo di docente di sostegno nelle scuole elementari tra il 2018 e il febbraio 2023. Per ottenere l'inserimento nelle graduatorie e i relativi incarichi, l'interessata aveva dichiarato di aver conseguito la maturità magistrale nel luglio 1988 presso un istituto di Verona. Tuttavia, le indagini hanno rivelato una grave falsificazione documentale alla base dell'assunzione. La donna, infatti, non possedeva il titolo di studio obbligatorio per l'accesso alla professione, eppure aveva sottoscritto contratti annuali occupandosi della formazione di alunni fragili, beneficiando indebitamente dell'accesso al lavoro pubblico.
I dettagli sulle irregolarità amministrative
Le incongruenze sono emerse in modo definitivo nel 2023, quando l'amministrazione ha preteso chiarimenti specifici sul percorso scolastico della dipendente. I riscontri sugli archivi storici hanno evidenziato che la candidata era stata giudicata non idonea all'esame di maturità nell'anno scolastico 1987-88 e non ammessa a quello successivo. Di fronte alla richiesta del dirigente scolastico, che le aveva proposto una cattedra completa di 24 ore settimanali, la donna ha tentato di giustificare l'assenza del documento cartaceo presentando una denuncia di smarrimento. Successivamente ha sostenuto di essersi diplomata da privatista l'anno seguente, ma le istituzioni non hanno trovato alcuna traccia del rilascio del titolo, portando all'immediato annullamento del contratto.
La sentenza di condanna per danno erariale
La conclusione della vicenda ha visto l'applicazione rigorosa della legge. Nel giugno 2023 è stato formalizzato il licenziamento disciplinare immediato e, dopo un tentativo rinunciato di ricorso al Tribunale, la parola è passata alla Corte dei Conti per il Veneto. I giudici hanno condannato la donna a risarcire un ingente danno erariale quantificato in 91.676,93 euro. Tale somma non copre soltanto gli stipendi netti percepiti senza averne titolo, ma include anche le ritenute previdenziali che lo Stato aveva versato per il suo futuro trattamento pensionistico. La decisione ribadisce il principio secondo cui le retribuzioni ottenute tramite dichiarazioni mendaci costituiscono un indebito arricchimento e devono essere restituite, inclusi i versamenti per la posizione assicurativa e assistenziale.