La continuità didattica è un diritto: parla il Garante della disabilità

Il Garante della disabilità Maurizio Borgo: la continuità didattica è un diritto e serve un linguaggio inclusivo per una scuola realmente equa

27 maggio 2025 12:32
La continuità didattica è un diritto: parla il Garante della disabilità - Borgo Maurizio
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L’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, operativa dal 1° gennaio 2025, pone al centro della propria azione il diritto alla continuità didattica per gli studenti con disabilità. Il presidente Maurizio Borgo chiarisce priorità e strategie per promuovere inclusione, rispetto e piena partecipazione nella scuola e nella società

Il diritto alla continuità didattica è un obbligo costituzionale

“La continuità educativa è un diritto umano fondamentale”, afferma Maurizio Borgo, presidente dell’Autorità Garante. Il decreto ministeriale n. 32/2025, confermato dal TAR del Lazio, è per il Garante un "accomodamento ragionevole" conforme alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD). La sua attuazione tutela la stabilità relazionale e la personalizzazione educativa, garantendo il diritto all’inclusione scolastica. La continuità non è solo una prassi auspicabile, ma una misura giuridicamente vincolante che rientra tra gli obblighi costituzionali e internazionali dell’Italia, in linea con l’art. 3 della Costituzione e l’art. 24 della CRPD. La funzione dell’Autorità è vigilare sul rispetto di tali diritti e intervenire in caso di violazioni sistemiche o discriminazioni.

Linguaggio inclusivo contro stereotipi e insulti

Il recente decreto legislativo n. 62/2024 ha aggiornato la terminologia in materia di disabilità, promuovendo un linguaggio rispettoso e inclusivo. Secondo Borgo, servono azioni educative sin dalla scuola primaria per contrastare l’uso distorto di espressioni come “hai la 104”, usate come insulti. L’Autorità promuoverà campagne di sensibilizzazione e formazione rivolte al personale scolastico, per favorire una cultura del rispetto e dell’accoglienza. La finalità è superare il pregiudizio linguistico che ostacola l’inclusione, valorizzando l’educazione civica come strumento fondamentale di prevenzione e trasformazione culturale.

L’ integrazione con il supporto della continuità didattica per promuovere la cultura dell'inclusiva

Nonostante i progressi, l’inclusione resta incompleta. Borgo sottolinea che l’Italia è all’avanguardia per l’abolizione delle scuole speciali già nel 1977, ma permane una frammentazione tra ambito sanitario e sociale. Il Garante evidenzia la mancanza di sinergia tra istituzioni e terzo settore, ostacolo alla piena attuazione del progetto di vita individuale, cuore della riforma avviata dal decreto n. 62/2024. L’Autorità mira a rafforzare l’interconnessione tra scuola, sanità, servizi sociali e famiglie, affinché nessun diritto venga solo formalmente riconosciuto, ma realmente garantito. Il primo passo è stato rendere operativa l’Autorità, ora impegnata nel presidio dei diritti e nella promozione attiva della cultura inclusiva.

Coinvolgere le scuole e il terzo settore

Tra le prime iniziative, il Garante ha annunciato un concorso nazionale per le scuole secondarie di secondo grado, volto a creare il logo dell’Autorità accompagnato da una riflessione sulla Carta di Solfagnano, documento del G7 sull’inclusione. Borgo punta su un dialogo strutturato con le federazioni FISH e FAND, e più in generale con le associazioni del terzo settore, convinto che solo attraverso una rete coesa si possa tradurre la legge delega n. 227/2022 in misure concrete. La collaborazione sarà continua, non formale, e si estenderà alle famiglie e al territorio. L’obiettivo dichiarato è una trasformazione culturale che consenta la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale, politica ed economica del Paese.