La Spagna ha approvato la riduzione dell’orario settimanale di lavoro da 40 a 37,5 ore, senza tagliare lo stipendio. Una svolta storica che il governo di Madrid definisce un passo verso una maggiore felicità dei cittadini. In Italia, però, simili riforme sembrano lontane: produttività bassa e salari contenuti frenano qualsiasi avanzamento in questa direzione.
Madrid spinge per una settimana lavorativa più corta
Il governo spagnolo ha dato il via libera a una misura centrale del proprio programma politico: la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 37,5 ore, mantenendo invariati i compensi. La vicepremier e ministra del Lavoro, Yolanda Diaz, ha sottolineato come questa norma migliori la qualità della vita, pensando a chi fatica a trovare tempo per la famiglia. Oltre alla riduzione delle ore, è previsto un registro digitale per il calcolo delle ore effettive e il diritto alla disconnessione digitale fuori dall’orario di lavoro. Si tratta di un progetto di legge che ora passerà all’esame del Parlamento, nonostante le critiche delle principali associazioni imprenditoriali.
Italia ferma tra produttività in calo e stipendio basso
In Italia, il dibattito sulla riduzione dell’orario lavorativo è fermo. Alcune aziende, come Intesa Sanpaolo, Lamborghini e Luxottica, hanno sperimentato accordi personalizzati, ma a livello nazionale non si registra una spinta uniforme. Nel settore bancario, ad esempio, si è visto un taglio di soli 30 minuti settimanali. Il problema principale è la bassa produttività: in Italia cresce più lentamente rispetto agli altri Paesi europei. Per permettere una riduzione dell’orario senza intaccare gli stipendi, occorrerebbe un deciso incremento della produttività, oggi insufficiente.
Salari fermi e part-time involontario: le altre zavorre italiane
A complicare ulteriormente il quadro italiano è il tema delle retribuzioni. Rispetto al 2021, i salari reali sono diminuiti dell’8%, e molte persone cercano di compensare le entrate con ore di straordinario. A ciò si aggiunge il fenomeno del part-time involontario, che riguarda circa il 60% dei contratti: anche chi lavora meno ore spesso desidera aumentare l’orario per guadagnare di più. In sintesi, senza una solida base fatta di alta produttività e salari adeguati, la riduzione dell’orario lavorativo a parità di stipendio resta, per l’Italia, un obiettivo difficile da raggiungere. Al contrario, la Spagna negli ultimi anni ha fatto progressi significativi in entrambe le aree.
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