Il decreto PA (dl Pa) è diventato legge dopo l’approvazione definitiva del Senato, con 99 voti favorevoli, 70 contrari e 2 astenuti. Il provvedimento interviene su assunzioni, concorsi pubblici e organizzazione del lavoro nella Pubblica Amministrazione, introducendo aumenti salariali e nuove regole per il reclutamento.
Cosa prevede il Decreto Pa: assunzioni e stipendi nella Pubblica Amministrazione
Il dl Pa, composto da 49 articoli suddivisi in tre titoli, introduce norme per rafforzare le capacità operative della Pubblica Amministrazione e migliorarne l’efficienza. Tra le principali novità figurano gli aumenti di stipendio per ministeri e Presidenza del Consiglio, mentre per gli enti locali gli incrementi saranno stabiliti caso per caso. Il decreto prevede anche la stabilizzazione di migliaia di lavoratori dell’Ufficio del Processo e nuove disposizioni sui concorsi pubblici, puntando su trasparenza e semplificazione.
Aumenti di stipendio: fondi e cifre stanziate
Per finanziare gli aumenti salariali, il decreto rifinanzia i fondi per il salario accessorio, ovvero le quote aggiuntive rispetto allo stipendio base. Gli stanziamenti ammontano a 183 milioni di euro per i ministeri e 7 milioni per la Presidenza del Consiglio. Per gli enti locali è prevista una formula che consente di incrementare il fondo accessorio fino al 48% della spesa 2023 per il personale non dirigente, arrivando potenzialmente a 1,8 miliardi di euro complessivi. Gli aumenti medi previsti sono di circa 3.926 euro lordi annui, equivalenti a circa 302 euro al mese per 13 mensilità. Tuttavia, l’effettiva applicazione dipenderà dalle scelte delle singole amministrazioni e dal rispetto degli equilibri di bilancio.
Mobilità volontaria, concorsi e stabilizzazioni: tutte le novità del Decreto PA
Dal 2026 entreranno in vigore nuove regole per la mobilità volontaria, riservando almeno il 15% delle capacità assunzionali a questo scopo, ma solo negli enti con più di 50 dipendenti e almeno 10 assunzioni previste all’anno. Sul fronte dei concorsi pubblici, le graduatorie avranno validità triennale in tutti gli enti locali, dovranno essere più trasparenti e sarà eliminato il divieto di bandire nuovi concorsi in presenza di graduatorie valide. Il decreto favorisce anche la stabilizzazione di 3.000 lavoratori del ministero della Giustizia, in particolare 2.600 funzionari e 400 assistenti, oltre a deroghe per l’assunzione di insegnanti di religione cattolica e uno stanziamento di 20 milioni di euro per l’edilizia scolastica destinato a interventi urgenti.
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