Laureati e laureate in Italia: differenze tra formazione e lavoro

Differenze di genere tra laureati e laureate in Italia: migliori performance accademiche per le donne, ma persistono disuguaglianze nel lavoro

02 aprile 2025 15:23
Laureati e laureate in Italia: differenze tra formazione e lavoro - studenti stranieri
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Quali sono le differenze di genere nella formazione universitaria e nell’occupazione in Italia? Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea ha analizzato la condizione formativa e lavorativa dei laureati attraverso due indagini congiunte: il Rapporto 2024 sul profilo dei laureati, che ha coinvolto 300mila studenti che hanno terminato il percorso nel 2023, e il Rapporto 2024 sulla condizione occupazionale, che ha esaminato circa 600mila laureati a uno, tre e cinque anni dal titolo. Entrambi gli studi hanno incluso 78 degli 82 atenei aderenti al Consorzio, fornendo un quadro dettagliato sulle disparità di genere.

Le donne nell’università

Le donne si distinguono per costanza e risultati accademici. Secondo il Rapporto sul Profilo dei laureati, nel 2023 il 60% dei laureati era di sesso femminile. Il 64% delle laureate ha completato gli studi nei tempi previsti (contro il 57,9% degli uomini), con una media di voto pari a 104,8 su 110, superiore alla media maschile di 102,9.

Le motivazioni principali che spingono le donne a intraprendere il percorso accademico sono spesso di natura culturale: il 30,6% di loro indica questo fattore come determinante, rispetto al 27,6% degli uomini. Inoltre, le laureate sono più coinvolte in attività extracurriculari, come stage e tirocini, e percepiscono più frequentemente borse di studio (28,5% contro il 23,9% degli uomini), un dato che suggerisce una maggiore incidenza di svantaggi economici familiari tra le studentesse.

Nei percorsi universitari STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), il gap di genere resta significativo: il 58,6% dei laureati in questi ambiti è uomo, contro il 41,4% di donne. Tuttavia, le laureate STEM ottengono in media risultati migliori dei colleghi maschi: il 61,3% svolge tirocini riconosciuti, il voto medio di laurea è di 104,5 (contro il 102,6 degli uomini) e il 58,1% completa il percorso nei tempi previsti (rispetto al 52,7% dei colleghi).

Differenze di genere nel lavoro

Nonostante le eccellenze accademiche femminili, il mondo del lavoro rimane segnato da disuguaglianze. A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione delle donne è dell’86,8%, inferiore al 90,2% degli uomini. Inoltre, le laureate sono più spesso impiegate con contratti a tempo determinato (17% contro 9,9%) e percepiscono stipendi mediamente più bassi. Il Gender Pay Gap evidenzia che le donne guadagnano in media 1.711 euro netti al mese, contro i 1.927 euro degli uomini.

Uno dei fattori che penalizza le donne nella stabilità lavorativa è la maggiore presenza nel pubblico impiego e nell’insegnamento, settori che offrono meno garanzie contrattuali rispetto al settore privato. Inoltre, le donne risultano mediamente più insoddisfatte del proprio lavoro, dovendo spesso affrontare ostacoli alla crescita professionale e una costante competizione con i colleghi uomini.

Maternità e lavoro: un ostacolo per le donne

Avere figli rappresenta un ulteriore svantaggio occupazionale e retributivo per le donne laureate. Il tasso di occupazione femminile a cinque anni dalla laurea scende al 76,7% tra chi ha figli, mentre per gli uomini nella stessa condizione sale al 94,9%. Il differenziale retributivo tra laureati con figli è ancora più marcato: mentre senza figli la differenza salariale è del 12%, con figli il divario raggiunge il 21%.

Un segnale di ottimismo: Il settore STEM

Nonostante il quadro generale di disuguaglianza, ci sono segnali positivi nel settore STEM. Il divario di genere tra laureati e laureate in ambito tecnico-scientifico si sta riducendo. Inoltre, queste lauree offrono maggiori opportunità occupazionali per entrambi i sessi: a cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione degli uomini è del 92,6%, mentre quello delle donne ha raggiunto il 90,1%. Il gap di -2,5 punti percentuali è significativamente inferiore rispetto ai -5,9 punti registrati nel 2019, suggerendo un progressivo miglioramento della situazione.