Martina, sette anni da precaria e cinque concorsi superati: 'Se devo firmare con riserva, lascio la scuola'

Martina, sette anni da precaria e cinque concorsi superati, rischia il ruolo per un errore nei punteggi. “Se devo firmare con riserva, lascio tutto”

05 agosto 2025 11:11
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Dopo sette anni da precaria e cinque concorsi superati, Martina pensava di aver finalmente ottenuto il ruolo. Ma un errore nei punteggi del concorso PNRR 2023 l’ha travolta insieme a decine di colleghi. Ora rischia di perdere il posto, e dichiara: “Se devo firmare con riserva, non accetto. Lascio per sempre l'insegnamento”

L’errore che ha stravolto tutto

Martina, 33 anni, è una delle tante docenti rimaste intrappolate nel caos amministrativo del primo concorso PNRR 2023. Dopo anni di supplenze nelle scuole di Reggio Emilia, grazie a un punteggio errato – 12,5 punti assegnati per il superamento del concorso 2020, anche se le graduatorie non erano ancora ufficiali – era salita all’ottavo posto in graduatoria, assicurandosi finalmente l’assunzione. Tuttavia, appena scoperto l’errore, si è autodenunciata all’Ufficio scolastico regionale, senza ricevere alcuna risposta concreta. Intanto altri candidati hanno impugnato la graduatoria e il caso è finito al TAR, con il rischio di ricorsi a catena.

Una precarietà che non finisce mai

Per Martina il concorso non era solo un’opportunità lavorativa: era la speranza di lasciarsi alle spalle sette anni di attese e incertezze, in cui ogni estate si ritrovava appesa a un filo, senza sapere se e dove avrebbe insegnato. Oggi si trova di nuovo sospesa: “Se la graduatoria cambia a metà anno, perdo la cattedra e non potrò nemmeno accedere alle supplenze annuali”, spiega. La possibilità di dover firmare un contratto “con riserva” la spaventa al punto da farle valutare l’addio definitivo alla scuola. “Amo insegnare, ma non posso più accettare questa insicurezza cronica”.

Cinque concorsi, nessuna certezza, continuo ad essere precaria

Nonostante cinque concorsi superati e valutazioni positive da parte dei dirigenti scolastici, Martina sente di non avere più certezze. La sua è una storia emblematica della fragilità del sistema di reclutamento italiano, incapace di garantire stabilità ai docenti e continuità agli studenti. “Chi ci rimette sono sempre gli alunni”, denuncia. Il suo caso ha suscitato l’interesse anche della politica: la deputata Elisabetta Piccolotti ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarezza. Ma intanto la vita di Martina e di tanti altri insegnanti resta bloccata tra ricorsi e silenzi amministrativi, in un sistema che sembra non saper ascoltare.