Maturità e disabilità: protesta silenziosa, ma non per tutti
La protesta silenziosa alla maturità non è per tutti: Chiocca denuncia la disparità normativa che penalizza gli studenti con disabilità, rendendoli invisibili


La protesta silenziosa di alcuni studenti agli esami di maturità 2025 riaccende il dibattito sull’accessibilità e sull’equità del sistema scolastico. Evelina Chiocca denuncia l’esclusione degli alunni con disabilità da queste forme di dissenso, evidenziando una disparità normativa che rischia di penalizzarli doppiamente
Maturità, protesta possibile solo per chi può permettersela
Durante gli ultimi esami di Stato, alcuni studenti hanno scelto di non sostenere il colloquio orale come forma di protesta contro un sistema scolastico ritenuto inadeguato. Tuttavia, questa modalità di dissenso non è accessibile a tutti: possono permettersela soltanto coloro che hanno già accumulato almeno 60 punti tra credito scolastico e prove scritte. Il colloquio, secondo il decreto legislativo 62/2017, ha infatti lo scopo di verificare il raggiungimento del profilo educativo e professionale dello studente. Chi ha totalizzato 58 o 59 punti non può rischiare: il silenzio può costare la bocciatura. In questo contesto si crea una differenza profonda tra chi ha margine per protestare e chi no.
Le parole del Ministero e l’ombra della discriminazione
Il Ministro Valditara ha definito “inaccettabile” la protesta silenziosa, annunciando misure repressive nei confronti di chi sceglierà in futuro di non partecipare attivamente al colloquio orale. Tuttavia, la risposta istituzionale, secondo Evelina Chiocca, non affronta le cause profonde del disagio studentesco, limitandosi a sanzionare. La situazione diventa ancora più critica per gli alunni con disabilità, i quali, in base all’art. 20 del D.lgs. 62/2017, se non svolgono anche una sola prova d’esame (in presenza di prove equipollenti), non ricevono il diploma, ma un Attestato di credito formativo. A differenza degli altri studenti, non possono ripetere l’anno né recuperare l’esame: per loro, l’uscita dal sistema scolastico è definitiva.
Studenti disabili: silenziosi e invisibili
Chiocca definisce questa situazione una “discriminazione silenziosa”. A parità di condizione – come ad esempio aver raggiunto 60 punti prima del colloquio – agli alunni con disabilità viene negata la libertà di protestare senza conseguenze irreversibili. Inoltre, nel dibattito pubblico generato dalla protesta, questi studenti sembrano completamente assenti, come se non fossero parte integrante della popolazione scolastica. Il diritto allo studio, denuncia Chiocca, non può restare un principio astratto scritto nella legge, ma va garantito in tutte le sue declinazioni, anche quando si tratta di dissenso. Serve una riflessione urgente sul ruolo della scuola, che dovrebbe essere inclusiva non solo nella didattica, ma anche nei diritti civili riconosciuti agli studenti.