Maturità, Sasso contro l’abolizione dell’orale: 'Così si educa al disimpegno'
Il deputato Rossano Sasso interviene sul dibattito sull’Esame di Maturità, difendendo la prova orale e criticando la cultura del disimpegno scolastico.
Il dibattito sulla possibile abolizione dell’orale dell’Esame di Maturità torna al centro della scena, dividendo opinione pubblica e politica. A prendere una posizione netta è Rossano Sasso, deputato della Lega ed ex Sottosegretario all’Istruzione, che critica duramente le richieste di semplificazione dell’esame finale, evocando scenari già vissuti e, secondo lui, fallimentari.
Il ritorno del ‘68? Sasso: “Un’idea vecchia e dannosa”
Rossano Sasso non usa mezzi termini. Intervenendo nel dibattito sull’Esame di Maturità, definisce la proposta di abolire la prova orale come un rigurgito di “’68 ammuffito”. Il deputato leghista, oggi capogruppo in commissione Scienza, cultura e istruzione della Camera, si scaglia contro psicologi, pedagogisti e opinionisti che – a suo dire – incoraggiano il rifiuto del confronto e della valutazione. “Leggo sconcertato gli esperti che coccolano chi si rifiuta di sostenere l’orale”, dichiara, accusando alcuni ambienti di promuovere una deriva culturalmente regressiva, fatta di nostalgie utopiche e disimpegno.
La lezione del Covid e il pericolo dell’emulazione
Sasso ricorda il suo ruolo da Sottosegretario nel 2022, quando si oppose alla cancellazione delle prove scritte durante l’emergenza sanitaria. Oggi, secondo lui, la situazione rischia di ripetersi sotto altre forme. “Solo pochi studenti chiedono l’abolizione dell’orale”, afferma, “ma sono amplificati dai media e rischiano di diventare un modello pericoloso da emulare”. Il parlamentare contesta l’idea che uno studente possa sottrarsi alla valutazione in nome della propria individualità: “Chi dice ‘non voglio essere valutato per un esame, ma per ciò che sono’, in realtà alimenta un disimpegno che ha radici antiche e fallimentari”.
La scuola non può rinunciare alla valutazione
Secondo Sasso, l’opposizione all’orale rappresenta un attacco alla funzione fondamentale della scuola: quella formativa e valutativa. Il deputato evoca il passato del “6 politico” e del “18 universitario” come esempi di derive educative che hanno prodotto, a suo dire, solo danni. “La paura della bocciatura e la retorica dell’autoaffermazione stanno minando il valore dell’impegno scolastico”, sostiene, collegando questa tendenza anche al mito del reddito di cittadinanza, simbolo – nella sua visione – di un’Italia che premia l’inattività invece dello sforzo.
“La scuola è palestra di vita”: regole, prove, responsabilità
Per Sasso, contestare la maturità è “ipocrita”. Gli studenti, dice, affrontano verifiche, interrogazioni e test per tutto il percorso scolastico, e non sarà diverso quando entreranno nel mondo del lavoro, dove li attendono colloqui, selezioni e prove reali. Il deputato critica anche molti genitori, accusandoli di proteggere troppo i figli e di non prepararli alla durezza della realtà. “Serve una sana severità, non pacche sulle spalle”, dichiara. “Altrimenti rischiamo di formare giovani incapaci di reggere il confronto con il fallimento, prigionieri di un assistenzialismo morale che li condanna all’insuccesso permanente”.
Una scuola più giusta, non più facile
Infine, Sasso ribadisce il suo sostegno al Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per la volontà di ristabilire un clima di responsabilità e meritocrazia nelle scuole. “In una società democratica le regole vanno rispettate: se sbagli, paghi. Se fai scena muta, ripeti l’anno”, afferma con fermezza. “È una linea severa, sì, ma giusta. Non giovane e ipocrita. Non arretriamo davanti a chi vuole rendere la scuola un luogo senza regole”.