No alle Indicazioni Nazionali 2025: scatta la protesta nazionale
Mobilitazione il 18 ottobre contro le Indicazioni Nazionali 2025: sindacati e associazioni denunciano un modello di scuola autoritario.


Cresce la mobilitazione contro le Indicazioni Nazionali 2025. Il 18 ottobre, associazioni, sindacati e studenti manifesteranno in oltre 40 città per contestare una riforma ritenuta autoritaria e dannosa per la libertà d'insegnamento e il pensiero critico. Una protesta nazionale che accusa il Ministero di imporre un modello scolastico superato e non partecipato.
Critiche al metodo e al contenuto della riforma
Il dissenso verso la riforma scolastica nasce dalle fondamenta del progetto. Il Tavolo Nazionale per la Scuola Democratica, una rete che unisce docenti, studenti, genitori e sindacati, ha contestato sin da subito le nuove Indicazioni Nazionali 2025. La critica si concentra non solo sui contenuti, ma anche sul metodo adottato dal Ministero dell'Istruzione. Viene denunciato un processo di consultazione definito solo di facciata, basato su sondaggi che non permettevano di esprimere pareri negativi. Questa modalità è stata giudicata strumentale, lontana da una reale e plurale costruzione del futuro della scuola e mirata solo a legittimare decisioni già prese.
Indicazioni Nazionali 2025: un modello repressivo
Le associazioni denunciano una visione della scuola che definiscono repressiva e un ritorno a un "modello ottocentesco". Secondo i critici, le nuove linee guida promuovono una "spinta autoritaria" che mina i valori costituzionali. Questa visione lederebbe la libertà di insegnamento dei docenti e reprimerebbe il dissenso degli studenti, ostacolando la formazione di un pensiero critico. Il Tavolo accusa inoltre il Ministero di una comunicazione ingannevole sui tagli all'organico. Le Indicazioni Nazionali 2025 sono quindi viste come un passo indietro per l'inclusione scolastica, mascherando tagli con presunti aumenti di personale.
La mobilitazione nazionale del 18 ottobre
La protesta culminerà con la mobilitazione nazionale del 18 ottobre, con manifestazioni in oltre 40 città e un presidio a Roma sotto la sede del Ministero. Sorprende l'adesione degli studenti delle scuole superiori, che vedono in questa riforma il consolidamento di un modello scolastico voluto dal Ministro Valditara. Un sistema che, a loro dire, reprime il dissenso e relega lo studente a una posizione marginale, intrappolandolo nella "gabbia del voto". L'obiettivo della piazza è promuovere una scuola democratica, partecipata, accogliente e che garantisca a tutti un accesso completo alla cultura.