Pace tra Israele e Hamas: un'opportunità unica per educare le nuove generazioni
L'appello del CNDDU sulla pace tra Israele e Hamas: la scuola deve integrare lo studio giuridico ed economico dei conflitti per formare cittadini consapevoli.


L'accordo di tregua tra Israele e Hamas non è solo un evento geopolitico, ma una preziosa occasione didattica. Il CNDDU evidenzia il ruolo cruciale della scuola per analizzare le implicazioni giuridiche ed economiche del conflitto, formando cittadini consapevoli e capaci di comprendere la complessità globale.
Pace tra Hamas e Israele: trasformare il conflitto in insegnamento per le nuove generazioni
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani osserva con profonda attenzione lo sviluppo dell’intesa raggiunta oggi tra Israele e Hamas, che segna l’avvio di una prima fase di cessate il fuoco con scambio di ostaggi e rilascio di prigionieri, accompagnata da movimenti militari parziali e con l’apertura umanitaria verso la Striscia di Gaza.
Nel quadro degli ordinamenti del diritto internazionale, tale accordo testimonia la centralità di norme che non possono essere derogate nemmeno in situazioni di conflitto armato: il rispetto delle Convenzioni di Ginevra, l’obbligo di proteggere i civili, garantire l’assistenza umanitaria, e il principio di distinzione tra combattenti e non-combattenti. Inoltre, l’intesa conferma che gli Stati (e gli altri soggetti contrari) sono vincolati a impegni derivanti da trattati internazionali e dal diritto consuetudinario, incluso il divieto di atti che possano costituire crimini di guerra o altre violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani.
Si afferma altresì il principio di responsabilità internazionale: ogni atto che violi obblighi inderogabili — come la protezione della vita, la prevenzione della tortura, il diritto a condizioni di vita dignitose — può essere soggetto a giudizio ma anche a sanzioni internazionali, e può implicare obblighi di riparazione.
Sotto il profilo economico, l’accordo è destinato a generare effetti su più livelli: la ricostruzione delle infrastrutture devastate, il ripristino delle attività produttive interrotte, la stabilizzazione dei prezzi dei beni essenziali, il reintegro di servizi sociali minimi. Esso richiama la necessità di mobilitare risorse finanziarie internazionali, investimenti esteri, partenariati multilaterali, con meccanismi di trasparenza e rendicontazione, per assicurare che gli aiuti non restino forme di assistenza temporanea ma contribuiscano a strutturare stabilità economica e coesione sociale.
Alla scuola compete un ruolo cruciale: non è sufficiente trasmettere notizie o dati, occorre aiutare studentesse e studenti a comprendere che il diritto internazionale non è astratto ma vive nell’applicazione concreta, nel vincolo legale e nell’equilibrio tensionale fra giustizia, potere, economia, diplomazia. Serve che nelle aule si discuta dei trattati, delle decisioni delle organizzazioni internazionali, delle sentenze delle corti internazionali, così come degli effetti economici che conflitti e accordi producono sulle popolazioni civili.
Il CNDDU invita il corpo docente a integrare nei programmi scolastici discipline come educazione civica, diritto, economia, scienze umane, in una forma che non segmenti il sapere ma che favorisca una visione d’insieme: capire come le norme internazionali influenzino le politiche pubbliche, i bilanci statali, la cooperazione economica, e come la pace duratura richieda non solo un cessate il fuoco ma un tessuto istituzionale ed economico che supporti la riconciliazione.
Rivolgendosi al Ministero dell’Istruzione e agli enti locali, il CNDDU sollecita l’elaborazione di linee guida che permettano di approfondire nei percorsi formativi gli aspetti giuridici ed economici del conflitto e della pace, con materiali aggiornati, casi studio, fonti primarie; e con una formazione docenti che rinforzi la competenza nell’interpretazione del diritto internazionale, dell’economia del conflitto e delle politiche di ricostruzione.
Il CNDDU ritiene che questo accordo possa rappresentare un momento formativo per le nuove generazioni: una occasione perché la scuola diventi spazio in cui il senso del diritto, della responsabilità economica e della solidarietà internazionale non siano concetti astratti, ma si traducano in conoscenza, in coscienza critica, in impegno concreto.
In tal senso, auspichiamo che l’intesa attuale non resti una tregua temporanea ma l’inizio di processi che vedano il rispetto dei diritti, la stabilità economica, la ripresa sociale come parti integranti di ogni sviluppo futuro. È fondamentale che gli studenti comprendano come la pace sia strettamente connessa alla giustizia economica e alla protezione dei diritti fondamentali, e che la loro educazione non si limiti a nozioni astratte ma li renda consapevoli delle interdipendenze globali. La scuola deve formare cittadini capaci di leggere le dinamiche geopolitiche attraverso la lente del diritto internazionale e delle norme economiche multilaterali, favorendo la capacità di analisi critica e la responsabilità civile. Occorre sviluppare strumenti per valutare le conseguenze delle scelte politiche sulle economie locali e sui sistemi sociali, affinché gli studenti sappiano interpretare e agire nei contesti complessi in modo etico e informato. La consapevolezza dei vincoli legali e delle obbligazioni economiche internazionali diventa così un fattore essenziale per la formazione di cittadini globali, capaci di contribuire attivamente alla costruzione di società pacifiche e giuste. Il CNDDU invita le scuole a creare laboratori, progetti interdisciplinari e momenti di confronto, dove diritto, economia e storia possano integrarsi per favorire una comprensione profonda del mondo contemporaneo. L’educazione alla pace e alla legalità internazionale deve essere vissuta come impegno quotidiano, strumento di cittadinanza attiva e mezzo per sviluppare capacità di resilienza e cooperazione tra le nuove generazioni.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU