Pensioni dipendenti pubblici: nuove regole dal 2025
Pensioni dipendenti pubblici: INPS chiarisce le nuove regole. Limite a 67 anni, deroghe solo per casi specifici e possibilità di servizio fino a 70 anni.


Dal 2025 cambiano le regole sulle pensioni dei dipendenti pubblici prossimi all’uscita dal lavoro. L’INPS ha precisato che chi lascia il servizio tra i 65 e i 67 anni non rientra nelle eccezioni stabilite dalla Legge di Bilancio 2024. Con la nuova normativa prevista dalla Legge di Bilancio 2025, è stato fissato a 67 anni il limite anagrafico per la cessazione obbligatoria, uniformato all’età della pensione di vecchiaia.
Deroghe valide solo in casi specifici
Le deroghe previdenziali restano applicabili esclusivamente quando il rapporto di lavoro termina in modo obbligatorio, secondo i limiti degli ordinamenti. Non valgono invece se il dipendente decide di dimettersi volontariamente tra i 65 e i 67 anni, anche se in possesso dei requisiti per la pensione anticipata.
La possibilità di usufruire delle vecchie aliquote di rendimento introdotte nel 2024 resta quindi circoscritta a una platea molto limitata.
Trattenimento in servizio fino a 70 anni
La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un’ulteriore novità: le pubbliche amministrazioni possono chiedere il trattenimento in servizio dei dipendenti fino a 70 anni, previo consenso del lavoratore. In questo caso, l’uscita resta valida anche se avviene per dimissioni prima della fine del periodo di proroga. L’età di riferimento resta comunque quella ordinamentale.
Le gestioni previdenziali coinvolte
Le deroghe continuano a riguardare solo alcune casse previdenziali:
- Cpdel (Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali)
- Cps (Cassa per le pensioni sanitarie)
- Cpi (Cassa pensioni insegnanti)
- Cpug (Cassa ufficiali giudiziari)
Sono inclusi anche i dipendenti di enti che hanno perso la qualifica di pubblica amministrazione ma risultano ancora iscritti alla Cpdel.
Pensioni: impatto sui lavoratori con pochi contributi
Per chi ha meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e non rientra nelle deroghe, resta l’applicazione di un’aliquota di rendimento pari al 2,5% per ogni anno di contribuzione sulla quota retributiva della pensione. Una misura che penalizza in particolare i lavoratori con carriere discontinue.
Le nuove regole fissate dall’INPS puntano a uniformare l’età di pensionamento a 67 anni, riducendo le possibilità di uscita anticipata con deroga. Solo chi rientra nelle gestioni previdenziali specificate o accetta il trattenimento in servizio potrà beneficiare delle agevolazioni residue.