Permessi retribuiti per lavoratori dipendenti che donano sangue: cosa prevede la legge

Una guida completa sui diritti e le regole per i dipendenti pubblici donatori di sangue: permessi retribuiti, rimborso INPS e documentazione necessaria.

02 giugno 2025 14:29
Permessi retribuiti per lavoratori dipendenti che donano sangue: cosa prevede la legge - Un donatore di sangue
Un donatore di sangue
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Permessi retribuiti e donatori di sangue - Per i lavoratori dipendenti che donano sangue o emocomponenti esiste un diritto importante: un'intera giornata di permesso retribuito, garantita dalla Legge 584/1967, articolo 1. La norma riconosce il valore sociale dell’atto e prevede che il dipendente non subisca alcuna perdita economica per l’assenza. L’INPS, come chiarito nella Circolare n. 96 del 26 maggio 2025, rimborsa le aziende private per gli importi anticipati ai lavoratori assenti per la donazione o per l’accertata inidoneità alla stessa.

Retribuzione e durata dei permessi per i donatori

Il diritto al permesso retribuito spetta per la giornata intera in cui viene effettuata la donazione. Il riposo copre 24 ore consecutive, calcolate a partire dall’ora in cui il lavoratore ha lasciato il posto di lavoro per recarsi al prelievo. La retribuzione corrisposta è pari alle ore di lavoro effettivamente non svolte durante questo periodo, calcolata secondo quanto il lavoratore avrebbe percepito con voce fissa in busta paga. Ad esempio, se un lavoratore con orario 8-16 si assenta alle 10, il permesso coprirà dalle 10 del lunedì alle 10 del martedì, includendo le ore lavorative comprese tra tali orari. Se la donazione avviene in una giornata non lavorativa (es. sabato mattina), non spetta alcun permesso retribuito.

Requisiti per ottenere il permesso retribuito

Tre sono i requisiti fondamentali per far valere il diritto al riposo retribuito e per consentire al datore di lavoro di richiedere il rimborso all’INPS:

  1. Quantità di sangue donato: minimo 250 grammi, come riportato nel certificato medico.
  2. Caratteristiche del centro di prelievo: deve trattarsi di un centro autorizzato e accreditato.
  3. Dichiarazione del donatore: il lavoratore deve rilasciare una dichiarazione sulla gratuità della donazione e sull’avvenuto godimento del permesso retribuito.

Il certificato medico deve riportare:

  • Codice fiscale dell’ente sanitario o associazione;
  • Dati identificativi del donatore;
  • Data e ora del prelievo;
  • Conferma della gratuità della donazione.

Nel caso in cui il lavoratore risulti inidoneo alla donazione, ha diritto solo alla retribuzione relativa al tempo necessario per l’accertamento dell’inidoneità, incluso quello per il tragitto verso e dal centro trasfusionale.

Modalità di rimborso da parte dell’INPS

Il datore di lavoro privato può richiedere il rimborso INPS entro il mese successivo alla donazione o all’accertamento dell’inidoneità. Per farlo, deve:

  • Conservare la documentazione (certificati e dichiarazioni) per almeno dieci anni;
  • Recuperare l’importo anticipato attraverso conguaglio contributivo nel modello F24;
  • Compilare il flusso UniEmens, trasmettendo i dati relativi all’assenza entro l’ultimo giorno del mese successivo.

Per lavoratori domestici o agricoli a tempo determinato, il rimborso avviene direttamente da parte dell’INPS, previa istanza telematica secondo quanto indicato nella Circolare INPS n. 5/2012.

Centri accreditati e documentazione necessaria per i permessi retribuiti

Il riconoscimento del diritto è subordinato al fatto che la donazione sia effettuata presso centri autorizzati, come quelli gestiti da Associazioni e Federazioni di donatori di sangue (es. Fidas), regolarmente accreditati secondo le normative regionali. Il certificato medico rilasciato deve essere conforme e includere il codice fiscale dell’ente presso cui è avvenuto il prelievo.