Petizione sulla riforma del reclutamento: stop al precariato e più qualità

Reset Italia propone una Riforma del reclutamento per stabilizzare i precari storici e garantire continuità didattica nelle scuole.

18 dicembre 2025 13:30
Petizione sulla riforma del reclutamento: stop al precariato e più qualità - Proposta di riforma per il reclutamento docenti
Proposta di riforma per il reclutamento docenti
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Reset Italia – Comitato Precari Uniti per la Scuola propongono una riforma del reclutamento e della mobilità dei docenti

La scuola italiana si regge ogni giorno sul lavoro silenzioso e instancabile di migliaia di docenti precari. Eppure, chi garantisce continuità e qualità didattica viene trattato come personale “a scadenza”.

Il sistema di reclutamento dei docenti in Italia continua a presentare forti criticità: procedure lente, disomogeneità territoriali e percorsi abilitanti onerosi.
Concorso dopo concorso, migliaia di docenti restano intrappolati in un limbo senza fine, tra attese interminabili e regole che cambiano di continuo.
Il risultato è che migliaia di docenti con anni, talvolta decenni, di servizio restano intrappolati nel precariato, costretti a contratti a termine che violano la Direttiva Europea 1999/70/CE contro l’abuso dei contratti a termine.

L’Unione Europea ha più volte richiamato l’Italia alla necessità di stabilizzare i precari storici. Spetta però allo Stato italiano scegliere come: la modalità (concorso, GPS, percorsi abilitanti) è una decisione politica e nazionale. Non è accettabile continuare a far credere che sia “colpa dell’Europa”.

La vera riforma deve quindi basarsi sul buon senso: riconoscere il valore dell’esperienza pluriennale e costruire un sistema trasparente che non penalizzi nessuno.

Le proposte di riforma

Doppio canale di reclutamento

50% posti da GPS (I e II fascia), riservati a docenti con almeno 36 mesi di servizio.
50% posti da concorso (idonei e vincitori), con graduatorie a scorrimento.

Il doppio canale deve riguardare tutti i posti disponibili, non solo quelli vacanti, garantendo pari opportunità di accesso al ruolo e continuità didattica per gli studenti.
Inoltre, si propone la sospensione dei nuovi concorsi per le classi di concorso (CDC) in cui le graduatorie esistenti non siano ancora esaurite, al fine di evitare sovrapposizioni e ulteriori disparità di trattamento.

Questo modello permette di bilanciare esperienza sul campo e merito concorsuale, evitando scavalcamenti ingiusti e rispondendo ai richiami UE.

Alternativa: Graduatoria Nazionale Unica di Immissione in Ruolo (GNIR)

In alternativa al doppio canale, si propone la creazione di una graduatoria unica nazionale, dove i candidati vengono inseriti e ordinati esclusivamente in base a un punteggio trasparente, calcolato su criteri oggettivi:

+12 punti per ogni anno di servizio specifico (180 giorni)
 +6 punti per anno di servizio aspecifico
 +3 punti per anno di continuità territoriale nella stessa provincia
 +12 punti per idoneità o vittoria di concorso
 +4 punti per l’abilitazione specifica sulla classe di concorso (riconosciuti una sola volta)
 fino a +8 punti per titoli culturali (master, certificazioni, CLIL, ecc.)

Con questo sistema:

  • i concorsi restano un valore aggiunto, non un canale privilegiato che scavalca chi ha decenni di esperienza;

  • l’esperienza pluriennale diventa finalmente il criterio prevalente, in linea con i richiami della Comunità Europea che sollecita l’Italia a porre fine all’abuso di contratti a termine e a stabilizzare i docenti precari storici;

  • si prevengono ulteriori contenziosi e possibili sanzioni a carico dello Stato italiano.

Tutte le attuali graduatorie (GPS, concorsi ordinari e straordinari, elenchi aggiuntivi e graduatorie di merito) confluiranno progressivamente nella Graduatoria Nazionale Unica di Immissione in Ruolo (GNIR).

La GNIR costituirà l’unico canale di accesso al ruolo, sostituendo in modo definitivo i precedenti sistemi di reclutamento.
La gestione resterà a livello provinciale, sotto coordinamento nazionale, garantendo uniformità di criteri, trasparenza e continuità amministrativa su tutto il territorio italiano.

Abilitazione e percorsi formativi

Stop ai corsi abilitanti onerosi delle università private.

Percorsi abilitanti gratuiti, organizzati direttamente nelle scuole pubbliche.
Inoltre, la formazione e i percorsi abilitanti devono svolgersi durante l’orario di servizio, poiché i docenti non possono essere costretti a sostenere un carico formativo aggiuntivo al di fuori del proprio orario di lavoro. Qualora le attività avvengano in orario extra, devono essere retribuite come ore aggiuntive.

Possibilità di conseguire l’abilitazione in itinere durante l’anno di prova, nella stessa istituzione scolastica o in una scuola vicina, sotto la guida di un docente tutor di ruolo, retribuito per l’attività di formazione.

Percorsi semplificati per i precari storici, sul modello PAS, finalizzati alla stabilizzazione.
Si propone inoltre di riconoscere il diritto di accesso ai percorsi abilitanti anche in sovrannumero per i docenti con almeno tre anni di servizio o risultati idonei nei concorsi PNRR, garantendo parità di trattamento e valorizzazione dell’esperienza maturata.

Mobilità

Apertura alla mobilità intercompartimentale per i docenti di ruolo, oggi negata, per consentire a chi lo desidera di transitare verso altri settori della Pubblica Amministrazione in presenza di carenze di organico, senza dover abbandonare lo Stato.

No ai vincoli di permanenza obbligatoria: l’attuale vincolo triennale per i docenti di ruolo deve essere eliminato. Lo stesso per quello quinquennale per i docenti di sostegno o almeno per essi ridotto a un massimo di tre anni, in attesa della loro abolizione definitiva. Deve essere previsto l’esonero immediato nei casi di Legge 104, gravi motivi familiari o personali.
La continuità didattica non si garantisce con vincoli punitivi, ma con contratti stabili e una reale politica di organico.

Diritti e valorizzazione dei docenti

Estensione della Carta del Docente anche ai precari, con indennizzo per gli anni precedenti.
Adeguamento degli stipendi agli standard europei.

Stop al mercato dei titoli e delle certificazioni: basta con corsi onerosi e spesso inutili, utili solo ad accumulare punteggi senza reale valenza formativa.
La formazione deve essere un diritto e non un onere aggiuntivo: ogni aggiornamento professionale deve essere gratuito e previsto all’interno dell’orario di servizio o, in alternativa, retribuito adeguatamente.

Stop ai progettifici nelle scuole: la didattica non può essere snaturata e impoverita da una miriade di progetti estemporanei che sottraggono ore all’insegnamento reale e utile per gli studenti.

Introduzione di benefit specifici per i docenti fuori sede, al fine di compensare i maggiori costi sostenuti:

  • Bonus affitto o contributi per le spese abitative

  • Buoni pasto o convenzioni per il vitto

  • Bonus carburante o contributi viaggio

  • Agevolazioni sui trasporti pubblici e convenzioni con le compagnie ferroviarie

Questi strumenti devono avere carattere strutturale e continuativo, non occasionale, e garantire pari dignità economica a tutti i docenti, indipendentemente dalla sede di servizio.

Qualità dell’insegnamento e responsabilità professionale

Accanto al diritto alla stabilità e alla valorizzazione del personale docente, è necessario garantire anche la qualità e la responsabilità dell’insegnamento.
La scuola pubblica deve poter contare su docenti che lavorano con impegno e dedizione.
È indispensabile introdurre sistemi di monitoraggio e verifica dell’effettiva attività didattica, affinché venga tutelato il diritto degli studenti ad un insegnamento serio e continuativo.

Proponiamo che tali verifiche si basino su evidenze oggettive, come la presenza di materiali prodotti, quaderni, appunti o altre tracce di attività didattiche realmente svolte in classe.
Ciò consentirebbe di individuare e sanzionare comportamenti di negligenza professionale da parte di chi, pur avendo ottenuto il ruolo o superato concorsi, non svolge alcuna attività educativa, danneggiando così studenti, colleghi e l’intero sistema scolastico.

Una scuola giusta deve saper premiare chi lavora con serietà e, allo stesso tempo, intervenire nei confronti di chi disattende i propri doveri professionali.

Ruolo dei dirigenti scolastici e ritorno alla dimensione educativa

Negli ultimi anni la figura del dirigente scolastico è stata progressivamente trasformata in quella di un manager amministrativo, spesso distante dalla realtà educativa delle classi.
È necessario riavvicinare i dirigenti scolastici alla funzione docente, recuperando il valore pedagogico e culturale che caratterizzava in passato il ruolo dei presidi.

Proponiamo che i dirigenti scolastici mantengano una quota minima di ore di insegnamento, compatibile con le esigenze organizzative, per restare in contatto diretto con la realtà della didattica e con gli studenti.
Solo chi vive quotidianamente la scuola può comprenderne davvero i problemi, le potenzialità e le esigenze.

Un dirigente che insegna, anche per poche ore alla settimana, è un dirigente che conosce la scuola “dal dentro” e guida con esempio, autorevolezza e competenza reale.

Organico e classi

Riduzione strutturale del numero di alunni per classe: massimo 15–20 studenti per sezione, al fine di garantire una didattica realmente inclusiva, una maggiore attenzione alle esigenze individuali e un miglioramento complessivo della qualità dell’insegnamento.

Si propone inoltre di garantire la presenza di un docente di sostegno di diritto in ogni classe, a tutela dell’inclusione reale e del benessere educativo di tutti gli studenti.

Didattica e dignità scolastica

Rifiuto della progressiva aziendalizzazione della scuola pubblica.
Abrogazione del modello PCTO come vincolo per l’Esame di Stato e opposizione alla riforma “4+2”, che riduce l’istruzione tecnica e professionale a percorsi subordinati al mercato.
La scuola non può essere terreno di sperimentazioni economiche, ma deve restare luogo di formazione, crescita culturale e uguaglianza sociale.

Benefici attesi

Le riforme proposte genererebbero benefici concreti e misurabili per l’intero sistema scolastico:

  • Fine del precariato strutturale e maggiore continuità didattica.

  • Stabilità per i docenti e qualità per gli studenti.

  • Sistema trasparente, equo e rispettoso delle direttive UE.

  • Valorizzazione del merito reale: esperienza, servizio e professionalità dimostrata sul campo.

Appello

Chiediamo al Governo e al Parlamento di adottare una riforma strutturale del reclutamento che:

  • rispetti le direttive europee,

  • stabilizzi i precari storici,

  • restituisca dignità ai lavoratori della scuola.

Solo così sarà possibile garantire una scuola pubblica più giusta, inclusiva e capace di valorizzare il merito vero: quello che ogni giorno viene dimostrato nelle aule.

Le proposte che abbiamo delineato rappresentano idee generali, un punto di partenza per tentare di sanare una situazione caotica e iniqua che da anni mette in difficoltà migliaia di docenti precari. È un tentativo concreto di tracciare una strada chiara e finalmente definitiva, per ridurre le ingiustizie e garantire più stabilità.

Siamo consapevoli che ci sarà inevitabilmente una fase transitoria con problematiche da affrontare, perché ogni docente rappresenta un caso a sé che andrebbe valutato con attenzione. Tuttavia, riteniamo che sia arrivato il momento di avere coraggio e dire basta: uscire da questa situazione che penalizza non solo i precari, ma anche le loro famiglie e soprattutto gli studenti, i veri destinatari di una scuola pubblica più equa ed efficiente.

Questa proposta non pretende di essere la soluzione perfetta e definitiva, ma una base di lavoro che può e deve essere arricchita dal contributo di tutti: docenti, sindacati, associazioni, studenti e cittadini. Solo con la partecipazione collettiva sarà possibile costruire una riforma più equa, corretta e condivisa, capace di rispondere davvero ai bisogni della scuola italiana.

Link alla petizione su Change.org

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