Pietro rinuncia a 83 alla Maturità: 'Datemi 60, questa scuola ci spezza'

Pietro rinuncia a un voto alto alla Maturità e scrive a Valditara: “Datemi 60”. La protesta studentesca cresce contro scuola e valutazione numerica

16 luglio 2025 12:11
Pietro rinuncia a 83 alla Maturità: 'Datemi 60, questa scuola ci spezza' - Esame di Maturità 2025
Esame di Maturità 2025
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Un maturando romano scrive a Valditara chiedendo di ridurre il proprio voto di maturità da 83 a 60 per denunciare un sistema scolastico percepito come oppressivo. La protesta, diffusa in tutta Italia, solleva interrogativi sulla valutazione numerica e sul benessere psicologico degli studenti, contro una scuola che, secondo molti ragazzi, non ascolta né comprende

Una richiesta provocatoria per denunciare un sistema

“Ministro, le chiedo di ridurre il mio voto a 60 su 100”: così inizia la lettera che Pietro, 19 anni, studente di un liceo romano, ha indirizzato al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara dopo aver ricevuto 83 all’Esame di Stato. La missiva, diffusa dalla Rete degli Studenti Medi, è un atto di accusa contro il sistema scolastico, che Pietro definisce “alienante e cieco”, incapace di comprendere i bisogni degli adolescenti. A motivare il gesto, il disagio psicologico accumulato negli anni, tra pressioni, critiche e crisi emotive. Il giovane chiede di essere simbolicamente declassato al voto minimo legale per protestare contro una scuola che “ci ha tolto il sorriso”.

Maturità: giovani stanchi di una scuola che non ascolta

Il gesto di Pietro si inserisce in un’ondata crescente di proteste studentesche, che nelle ultime settimane ha coinvolto decine di ragazzi da nord a sud del Paese. A Padova, Belluno, Treviso, Firenze e Pesaro Urbino, studenti e studentesse hanno espresso dissenso rifiutando il colloquio orale o criticando apertamente il sistema di valutazione. In molti casi, le ragioni sono comuni: la freddezza dei numeri, l’assenza di empatia, la percezione di una scuola distante e giudicante, che ignora l’identità e il vissuto degli studenti. Una studentessa ha accusato i suoi insegnanti di “non averla mai conosciuta davvero”, mentre un’altra ha denunciato gli effetti devastanti di un sette in condotta.

Un segnale politico e generazionale

La Rete degli Studenti Medi del Lazio ha difeso l’azione di Pietro, affermando che “le sue parole rendono chiari i motivi del malessere diffuso tra i ragazzi, che il governo ignora scegliendo la repressione”. La coordinatrice Bianca Piergentili accusa l’esecutivo di “non voler ascoltare” e rilancia: “Questa non è la scuola che vogliamo, e non ci fermeremo qui”. Le dichiarazioni arrivano in contrasto con la linea dura annunciata dal ministro Valditara, secondo cui chi boicotta l’orale deve essere bocciato. Ma il dissenso sembra destinato a crescere, trasformandosi in una riflessione collettiva sul senso della scuola e sul modo in cui educa, valuta e include.