Quando la mobilità scolastica divide: studenti in difesa dei loro professori
Contro la mobilità dei docenti, sempre più studenti scendono in campo con petizioni e manifestazioni per difendere continuità e relazioni educative.


La mobilità scolastica, imposta da norme e burocrazie, può spezzare legami profondi tra alunni e insegnanti. In molte scuole italiane, gli studenti reagiscono con proteste, raccolte firme e sit-in per evitare l’allontanamento dei docenti più amati, riconosciuti come punti fermi nel loro percorso educativo.
Il nodo della mobilità nella scuola italiana
La mobilità del personale docente, regolata da trasferimenti, assegnazioni provvisorie e disponibilità di cattedre, rappresenta una delle principali criticità del sistema scolastico. Ogni anno centinaia di insegnanti cambiano istituto, spesso contro la loro volontà, causando una frattura nella continuità didattica. Il fenomeno colpisce anche figure centrali nella vita scolastica come dirigenti e docenti di sostegno, rendendo difficile costruire percorsi educativi solidi e duraturi.
Petizioni e proteste contro il trasferimento dei docenti
Quando un professore stimato viene trasferito per effetto della mobilità, gli studenti spesso reagiscono con decisione. A Bolzano, ad esempio, gli alunni di un liceo hanno lanciato una raccolta firme per evitare il trasferimento della loro dirigente scolastica, riconoscendole un ruolo fondamentale nella gestione e nel clima dell’istituto. A Forlì, invece, oltre 700 firme sono state raccolte online per chiedere il reintegro di un docente allontanato nel corso dell’anno. E a Rimini, 300 studenti hanno manifestato pacificamente contro la sospensione di un professore, chiedendo trasparenza e continuità.
Relazioni educative spezzate dalla mobilità
Gli episodi raccontano quanto forte sia il legame affettivo ed educativo tra studenti e insegnanti. Un docente stabile conosce a fondo le dinamiche della classe, adatta i metodi ai bisogni reali degli alunni, instaura un dialogo costruttivo con le famiglie. La mobilità imposta spesso spezza relazioni faticosamente costruite, creando un senso di spaesamento che penalizza sia chi insegna sia chi apprende. Per gli studenti, soprattutto in età adolescenziale, un volto noto e costante è spesso un punto di riferimento decisivo.
Studenti fragili e docenti di sostegno: la mobilità è un danno doppio
La questione diventa ancora più delicata per gli alunni con disabilità o bisogni educativi speciali. I docenti di sostegno, tra i più colpiti dalla mobilità, dovrebbero rappresentare un riferimento stabile, ma finiscono spesso per cambiare sede anno dopo anno. Questo genera fratture nei progetti educativi personalizzati, vanifica il lavoro di squadra tra famiglia e scuola, e mina alla radice i principi dell’inclusione scolastica. Garantire continuità significa non solo rispettare i diritti dei docenti, ma soprattutto tutelare quelli degli studenti più vulnerabili.