Rinnovo del CCNL Scuola: le proposte CNDDU

Il punto sul rinnovo del CCNL Scuola: tra la sostenibilità finanziaria degli aumenti e la necessità di un'indennità di equità territoriale.

A cura di Scuolalink Scuolalink
14 ottobre 2025 21:53
Rinnovo del CCNL Scuola: le proposte CNDDU - Coordinamento Nazionale Docenti
Coordinamento Nazionale Docenti
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Il rinnovo del CCNL Scuola, seppur finanziariamente sostenibile, non colma il divario con gli standard europei. Si avanza una proposta per una valorizzazione concreta della professione docente, introducendo meccanismi di equità territoriale per affrontare il caro vita nelle diverse aree del Paese.

Rinnovo del CCNL Scuola: confermata la fattibilità economica degli aumenti e proposta di un piano di attuazione equo e strutturale

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, alla luce dell’ipotesi di rinnovo del CCNL Istruzione e Ricerca 2022–2024 e del confronto in corso all’ARAN, presenta una valutazione economico-finanziaria e una proposta migliorativa per la valorizzazione della professione docente, ponendo attenzione alla sostenibilità delle misure previste e all’esigenza di una maggiore equità territoriale.

Le previsioni di aumento, con decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2024 e applicazione effettiva dal 2026, indicano un incremento medio tra 1.200 e 1.500 euro lordi annui e arretrati complessivi di circa 1.450 euro per docente. Questi valori, pur rappresentando un passo in avanti, non sono ancora sufficienti a raggiungere la media europea. Secondo il rapporto OECD Education at a Glance 2024, un docente con vent’anni di carriera percepisce oltre 55.000 euro in Germania, 47.000 in Francia, 42.000 nei Paesi Bassi, contro i 33.000 italiani stimati post-rinnovo. Tale differenza, che si attesta tra il 25 e il 35%, indebolisce la competitività e il riconoscimento della scuola italiana nel contesto europeo.

La copertura finanziaria degli aumenti (circa 1,4 miliardi di euro annui) risulta tecnicamente sostenibile grazie al Fondo per i rinnovi contrattuali (3,5 miliardi per il triennio 2025–2027) e al nuovo Fondo 2028–2030, con il contributo di risorse PNRR e FSE+ per la formazione e la digitalizzazione. Il tasso di turn over del 2,5% e l’andamento stabile del PIL (+1,2% previsto nel 2026) assicurano margini di compatibilità finanziaria, rendendo la misura realistica e programmabile nel medio periodo.

Proposta di fattibilità e piano di attuazione triennale

Il Coordinamento propone un piano sostenibile di attuazione in quattro fasi:

  • 2025: erogazione arretrati 2024–2025 mediante fondi residui PNRR e Fondo rinnovi;

  • 2026: applicazione dei nuovi tabellari retributivi (+100–120 euro mensili medi lordi);

  • 2027: introduzione di una clausola di indicizzazione ISTAT per tutelare il potere d’acquisto;

  • Dal 2028: revisione progressiva delle indennità di funzione e ruolo (+2% medio lordo), finanziata dal Fondo 2028–2030.

Proposta migliorativa del Coordinamento

Il Coordinamento Nazionale Docenti dei Diritti Umani propone inoltre una riforma strutturale retributiva che tenga conto delle differenze socio-economiche e territoriali del Paese, introducendo una voce aggiuntiva denominata: “Indennità di equità territoriale e costo della vita”

Tale misura, con una dotazione iniziale di 400 milioni di euro annui, dovrebbe:

  • differenziare parzialmente il trattamento economico in base al costo reale della vita e agli indici territoriali ISTAT;

  • riconoscere una maggiorazione del 3%–7% nelle aree metropolitane o a più alto costo abitativo (es. Milano, Roma, Firenze, Bolzano, Venezia);

  • prevedere un’integrazione del 2%–4% per le aree interne, montane o con carenze di personale, per garantire pari opportunità retributive e contrastare la fuga dei docenti;

  • assicurare aggiornamenti biennali automatici in base alla variazione degli indici di costo della vita regionali.

Questa misura, già adottata in forme simili da Paesi come Germania, Francia e Regno Unito, permetterebbe di ridurre il divario di potere d’acquisto tra Nord e Sud, premiando la stabilità territoriale e la permanenza nelle sedi più disagiate. L’indennità di equità territoriale avrebbe un impatto positivo anche sulla continuità didattica, favorendo la permanenza dei docenti nelle scuole con maggiore rotazione del personale.

Accanto a questa misura, il Coordinamento ribadisce la necessità di istituire un Fondo Nazionale di Valorizzazione Professionale dei Docenti (FNVPD) con 500 milioni di euro annui, destinato a incentivare la formazione continua, la didattica innovativa, i progetti di inclusione e i percorsi di educazione ai diritti umani e alla cittadinanza attiva.

Il CNDDU sostiene che l’equità retributiva, la territorialità e la valorizzazione professionale siano le tre direttrici per rilanciare la scuola italiana e garantire ai docenti un trattamento finalmente allineato agli standard europei. Investire nel personale docente significa investire nella qualità della democrazia, nella coesione sociale e nella crescita del Paese.

prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU

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