Sciopero nazionale per Gaza: il 22 settembre si blocca l'Italia

L'Italia si ferma il 22 settembre con uno sciopero nazionale per Gaza e la Palestina. I sindacati chiedono azioni contro il conflitto e il riarmo del governo.

20 settembre 2025 14:22
Sciopero nazionale per Gaza: il 22 settembre si blocca l'Italia - Sciopero del 22 settembre contro il genocidio a Gaza
Sciopero del 22 settembre contro il genocidio a Gaza
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Il 22 settembre è stato proclamato uno sciopero nazionale per protestare contro la crisi umanitaria a Gaza e la posizione del governo italiano. La mobilitazione, promossa dai sindacati di base con lo slogan "Blocchiamo tutto", mira a fermare l'economia del Paese per sollecitare un deciso intervento politico e porre fine al conflitto palestinese. L'iniziativa coinvolge anche precari e organizzazioni per i diritti.

Le ragioni dello sciopero straordinario

La mobilitazione del 22 settembre nasce da un contesto definito "straordinario" dai suoi promotori. Secondo il coordinamento nazionale della Confederazione Unitaria di Base (Cub), l'obiettivo è rompere il silenzio sulla grave situazione umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. Lo slogan "Blocchiamo tutto" sintetizza la strategia dei lavoratori: utilizzare lo strumento dello sciopero per esercitare una pressione sull'economia nazionale. L'azione è concepita come una risposta diretta alla presunta connivenza del governo italiano. L'intento è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni attraverso un blocco delle attività produttive. Un segnale forte contro l'indifferenza che circonda la crisi a Gaza.

Le rivendicazioni al governo italiano

Le richieste dei manifestanti sono chiare e si articolano su due fronti: politica estera e politica interna. Si esige che il governo italiano adotti sanzioni concrete contro Israele e intraprenda azioni diplomatiche efficaci per fermare le operazioni militari. Viene criticata la recente astensione dell'Italia durante un voto cruciale in Europa. Questa rivendicazione si lega strettamente alla questione delle spese militari. I sindacati contestano la proposta di aumentare il budget della difesa al 5% del PIL. Tale aumento, sostengono, avviene a discapito di settori chiave come sanità, scuola, trasporti e welfare. La protesta unisce quindi la crisi internazionale alle condizioni di vita dei cittadini italiani.

La solidarietà e le prospettive di adesione

La giornata di sciopero si inserisce in un quadro più ampio di solidarietà internazionale, manifestando un sostegno esplicito alla Global Sumud Flotilla. La partecipazione attiva di un membro della Cub, impegnato nel controllo delle imbarcazioni, testimonia il legame con le iniziative dal basso. Nonostante una crescente sensibilità pubblica sulla questione palestinese, l'adesione non è scontata. Per i lavoratori precari, astenersi dal lavoro comporta il rischio di perdere il contratto. Inoltre, il recente decreto sicurezza è visto come un tentativo di limitare il dissenso e i diritti civili. Tuttavia, gli organizzatori confidano in una partecipazione significativa, frutto di un lungo percorso di assemblee e confronto con i movimenti. La mobilitazione è vista come un passo necessario.

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