Sciopero generale per Gaza 22 settembre: 100mila manifestanti in oltre 70 città

L'Italia si ferma per lo sciopero a sostegno di Gaza. Migliaia in piazza in 70 città, con cortei, blocchi e la forte partecipazione del mondo della scuola.

23 settembre 2025 07:19
Sciopero generale per Gaza 22 settembre: 100mila manifestanti in oltre 70 città - Sciopero del 22 settembre contro il genocidio a Gaza
Sciopero del 22 settembre contro il genocidio a Gaza
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Una giornata di sciopero generale ha attraversato l'Italia con imponenti manifestazioni in oltre settanta città a sostegno di Gaza. Decine di migliaia di persone, tra cui studenti, famiglie e lavoratori, hanno sfilato in corteo per chiedere lo stop al conflitto e la pace, causando significativi disagi alla circolazione e ai trasporti.

Mobilitazione nazionale tra cortei e disagi

Lo sciopero del 22 settembre ha segnato una giornata di intensa mobilitazione in Italia, con una partecipazione stimata dagli organizzatori in almeno 100mila persone. Oltre settanta città, dai grandi centri urbani ai comuni più piccoli, sono state il teatro di imponenti manifestazioni a sostegno di Gaza. La protesta ha avuto un impatto significativo sulla vita quotidiana, causando notevoli disagi alla viabilità e alla rete dei trasporti.

Si sono registrati blocchi su autostrade strategiche e tangenziali, mentre il servizio di trasporti pubblici, i collegamenti ferroviari e il settore merci hanno subito forti rallentamenti. In diverse città, tra cui Milano e Bologna, si sono verificati momenti di tensione e scontri con le forze dell'ordine. A Roma, l'eccezionale affluenza, stimata tra le 20mila e le 50mila persone, ha richiesto una gestione straordinaria del traffico, con deviazioni sulla Tangenziale Est. Anche i porti di Venezia, Genova e Livorno sono stati interessati da presidi che ne hanno paralizzato l'attività.

I bambini al centro degli slogan dello sciopero

Il cuore pulsante delle manifestazioni per Gaza è stato il potente messaggio a difesa dell'infanzia, vittima innocente del conflitto. Le piazze italiane sono state inondate da slogan e striscioni toccanti, tra cui spiccavano frasi come “Chi bombarda i bambini bombarda il futuro” e “Nessuno dovrebbe stare in silenzio quando dei bambini stanno morendo”. Molti cartelli, tra cui il significativo “definisci bambino”, hanno fatto diretto riferimento al dibattito pubblico nazionale, trasformando la protesta in una denuncia precisa.

I manifestanti hanno voluto così prendere una posizione netta e inequivocabile contro la guerra. Attraverso gesti simbolici e parole forti è stato espresso un profondo senso di responsabilità collettiva. Il grido unanime “Non in nostro nome” è risuonato in tutto il Paese come una richiesta perentoria di cessate il fuoco immediato e di protezione incondizionata per la popolazione civile, sottolineando la volontà di non restare indifferenti di fronte alla violenza in Palestina.

La scuola si unisce alla protesta

Il mondo dell'istruzione ha risposto in modo compatto e deciso all'appello allo sciopero generale, diventando una delle componenti più visibili e attive della giornata. Studenti, docenti e famiglie hanno partecipato in massa alle mobilitazioni, portando nei cortei le proprie istanze. A Roma, migliaia di studenti liceali e numerose delegazioni di insegnanti hanno sfilato con striscioni e appelli pubblici.

In diversi quartieri della capitale sono stati organizzati flash mob creativi, con bandiere della pace e barchette di carta come simboli di solidarietà verso i coetanei di Gaza. L'Unione Sindacale di Base ha parlato di una “partecipazione straordinaria” del personale scolastico. La lotta per la pace in Palestina si è così legata indissolubilmente alla richiesta di maggiori investimenti per una nuova scuola statale, denunciando la compressione dei salari a favore delle crescenti spese militari e un modello di "scuola burocrazia" a discapito della sua fondamentale funzione pedagogica.

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