Scuola, paura allo Zen: 'Fai la fine di Paolo Taormina'

Un bimbo di 9 anni allo Zen minaccia un compagno: 'Ti faccio fare la fine di Paolo Taormina', dopo l’omicidio, Palermo scende in piazza.

14 ottobre 2025 10:46
Scuola, paura allo Zen: 'Fai la fine di Paolo Taormina'  - Giornata nazionale contro la violenza
Giornata nazionale contro la violenza
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Un bambino di appena nove anni ha minacciato un compagno dicendo: “Ti faccio fare la fine di Paolo Taormina”, il giovane ucciso a Palermo sabato scorso. L’episodio è avvenuto nella scuola Giovanni Falcone dello Zen, quartiere difficile in cui vive anche il presunto assassino, Gaetano Maranzano, che ha confessato il delitto.

Una frase che scuote Palermo

La frase, pronunciata da un bambino di terza elementare, ha gelato insegnanti e compagni della scuola Giovanni Falcone allo Zen, a Palermo. “Ti faccio fare la fine di Paolo Taormina”, ha detto il piccolo, evocando il nome del giovane di 21 anni ucciso a colpi di pistola nella movida cittadina. A raccontare il fatto è stato un insegnante dell’istituto, durante il sit-in organizzato davanti alla prefettura, dove mille persone hanno partecipato alla “marcia silenziosa per fare rumore” contro la violenza che soffoca la città.

L’insegnante, visibilmente commosso, ha denunciato pubblicamente la situazione drammatica del quartiere, chiedendo alle istituzioni un intervento urgente: “Amo il mio lavoro e provengo dallo Zen, ma la criminalità qui è fuori controllo. La metà dei bambini tenta ogni giorno di scappare da scuola o non si presenta affatto. Da soli non ce la possiamo fare. Aiutateci”. Le sue parole hanno scosso la folla, già provata dall’ennesimo omicidio che ha segnato Palermo.

L’omicidio di Paolo Taormina

L’esecuzione di Paolo Taormina, avvenuta sabato notte davanti a un pub del centro, ha lasciato sgomenta la città. La TAC effettuata sul corpo del 21enne ha confermato che è stato ucciso da un solo colpo di pistola, sparato da Gaetano Maranzano, 28 anni, residente proprio allo Zen. Il giovane, fermato dai carabinieri, ha confessato l’omicidio. In casa sua è stata trovata una pistola calibro 9, compatibile con l’arma usata.

Un video di sorveglianza ha immortalato l’intera scena, mostrando Maranzano con la pistola in mano. Secondo gli inquirenti, dopo aver sparato a Paolo, l’uomo avrebbe puntato l’arma anche contro la sorella della vittima. La violenza cieca e improvvisa dell’aggressione ha riacceso il dibattito sulla sicurezza e sul degrado sociale di Palermo.

Ieri sera il corteo di mille persone ha attraversato il centro cittadino con candele accese e cartelli per dire basta alla violenza. Alla manifestazione hanno partecipato genitori, insegnanti e parenti delle vittime della strage di Monreale, in un abbraccio collettivo per chiedere giustizia e protezione.

Palermo chiede aiuto

Oggi il prefetto di Palermo, Massimo Mariani, incontrerà una delegazione di Cgil, Cisl, Uil e delle associazioni promotrici della marcia, tra cui Confcommercio. I sindacati denunciano un’emergenza sociale senza precedenti: “La città è allo sbando, il degrado e la violenza stanno soffocando Palermo”, hanno dichiarato i segretari Mario Ridulfo, Federica Badami e Ignazio Baudo, insieme al presidente delle Acli, Francesco Todaro.

Secondo le sigle sindacali, servono azioni immediate e coordinate: più sicurezza, interventi sul disagio sociale e sul controllo del territorio, ma anche un rafforzamento della presenza istituzionale. “Regna il caos – si legge nella nota – e si insinua nelle assenze: quella delle istituzioni, della coscienza civile e del rispetto per la vita”.

Alla conclusione del corteo, molti manifestanti hanno protestato per l’assenza del prefetto e del Comune, lamentando un silenzio istituzionale inaccettabile. Domani, il sindaco Roberto Lagalla e il governatore Renato Schifani saranno ricevuti a Roma dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per discutere la crisi della sicurezza urbana. Palermo, ancora una volta, si trova a chiedere allo Stato una presenza reale e costante, non solo parole.

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