Scuole di montagna: nuove misure per sostegno, incentivi e servizi all’infanzia
Nuove misure per le scuole di montagna: incentivi al personale, contributi abitativi e servizi per l’infanzia per sostenere comunità e territori.
Oggi 20 settembre 2025 entra in vigore la Legge 12 settembre 2025, n. 131, pubblicata in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n. 218 del 19 settembre). La legge riguarda le scuole di montagna e rafforza gli strumenti per valorizzare i territori montani, intervenendo sul ruolo degli istituti, considerati presidi educativi e sociali fondamentali per le comunità locali. La normativa introduce agevolazioni per il personale scolastico, contributi economici per l’abitazione e risorse dedicate ai servizi per la prima infanzia.
Organici, stabilità e valorizzazione delle scuole montane
La legge definisce con chiarezza cosa si intende per scuole di montagna: rientrano in questa categoria gli istituti dell’infanzia, primari e secondari situati nei comuni classificati montani, insieme ai plessi scolastici effettivamente collocati in tali aree. Solo queste strutture possono accedere ai benefici previsti.
Il testo conferma regole particolari per il dimensionamento delle scuole, per l’organico dei dirigenti e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché per la formazione delle classi e l’assegnazione dei docenti. Si tratta di criteri già previsti dal decreto-legge 98/2011 e dal DPR 81/2009, aggiornati nel 2023 per proteggere le realtà scolastiche più fragili. L’obiettivo resta garantire continuità al servizio educativo e contrastare la chiusura dei plessi nelle zone meno popolose.
Punteggi e incentivi di carriera per il personale
Il provvedimento riconosce vantaggi concreti a docenti e personale ATA che lavorano in montagna. Chi presta servizio per almeno 180 giorni in un anno scolastico – con un minimo di 120 giorni di attività didattica – ottiene punteggio aggiuntivo nelle graduatorie provinciali. Ulteriori crediti spettano a chi insegna nelle pluriclassi della primaria o mantiene incarichi continuativi nelle scuole montane. Anche le procedure di mobilità nazionale tengono conto di questi riconoscimenti.
In questo modo lo Stato intende premiare l’impegno di chi accetta di operare in contesti complessi, spesso caratterizzati da distanza, isolamento e risorse limitate.
Scuole di montagna: contributi abitativi e servizi per la prima infanzia
Per rendere più attrattive le sedi montane, la legge introduce agevolazioni fiscali per chi si trasferisce in questi comuni. I docenti e il personale ATA possono beneficiare di un credito d’imposta fino a 2.500 euro annui, pari al 60% delle spese sostenute per affitto o mutuo. La misura sale a 3.500 euro e al 75% della spesa nei comuni con meno di 5.000 abitanti in cui vivono minoranze linguistiche storiche. Lo Stato ha fissato un tetto complessivo di 20 milioni di euro l’anno a partire dal 2025.
Parallelamente, la normativa dedica un capitolo ai servizi educativi per i bambini da 0 a 3 anni. Lo Stato, le Regioni e gli enti locali possono avviare nidi, micronidi anche aziendali e poli per l’infanzia, con formule flessibili adatte alle peculiarità territoriali. Fino al 20% delle risorse del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane potrà finanziare progetti innovativi per i servizi educativi rivolti ai più piccoli, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle famiglie e favorire la conciliazione tra lavoro e cura.