Sgarbi prosciolto dopo l’attacco a una docente: 'Ignoranti come capre' non è diffamazione
Sgarbi prosciolto per l’attacco a una docente in gita: le sue parole ritenute ingiuria, non diffamazione. Il video è stato poi rimosso dal web.


Durante una gita a Ferrara nel 2023, una docente rifiutò di visitare una mostra sul Rinascimento curata da Vittorio Sgarbi. Il critico reagì con parole offensive, poi finite in un video online. Denunciato per diffamazione, Sgarbi è stato prosciolto dal tribunale, che ha ricondotto l’offesa al reato di ingiuria, oggi depenalizzato
La gita a Ferrara e l’attacco di Sgarbi
Il 25 maggio 2023, durante una gita scolastica a Ferrara, una docente di un istituto superiore di Pescara decise di non includere la visita a una mostra sul Rinascimento curata dall'eccentrico critico d'arte. La scelta fu motivata da un programma già fitto di impegni, ma la notizia irritò profondamente il critico d’arte. Sgarbi reagì pubblicamente, accusando la docente con parole durissime: “Insegnanti incapaci… ignoranti come capre… capre!”, e minacciò persino di segnalarla al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. L’attacco fu registrato in un video diffuso sui suoi canali social, generando reazioni contrastanti e sfociando in una denuncia per diffamazione da parte dell’insegnante, che si costituì parte civile.
Il procedimento giudiziario a Macerata
La vicenda è arrivata al tribunale di Macerata, competente territorialmente per il caso. L’udienza predibattimentale si è conclusa con il proscioglimento di Vittorio Sgarbi. Il giudice ha accolto le argomentazioni della difesa, stabilendo che le espressioni utilizzate non integrano gli estremi della diffamazione aggravata, bensì si configurano come reato di ingiuria, depenalizzato dalla legge 7 febbraio 2016 n. 7. Pertanto, l’offesa è stata ritenuta non punibile penalmente, chiudendo il procedimento. Il video contestato, nel frattempo, è stato rimosso dalla rete, anche se aveva già avuto una certa diffusione al momento della pubblicazione.
Ingiuria e libertà di critica
Il pronunciamento della magistratura evidenzia una linea giuridica ormai consolidata: le offese personali, se pronunciate in contesti privati o pubblici ma non rivolte a una platea generica, ricadono nella fattispecie dell’ingiuria, ormai fuori dall’ambito penale. La posizione di Sgarbi è stata ritenuta espressione di critica aspra, pur discutibile, ma non tale da ledere pubblicamente la reputazione della docente in senso penalmente rilevante. Il caso riaccende il dibattito sui limiti della libertà di parola, soprattutto quando coinvolge personaggi pubblici, scuola e social media. La decisione, comunque, chiude ogni ipotesi di processo