Social network vietati ai minori di 15 anni: la proposta al Senato
Nuovo disegno di legge propone il divieto di accesso ai social per i minori di 15 anni, puntando su educazione e responsabilità familiare.


Il disegno di legge in discussione all’VIII Commissione del Senato propone di vietare ai minori di 15 anni l’accesso ai social network e alle piattaforme di video sharing. Questa misura punta a proteggere i più giovani, seguendo l’esempio di altri Paesi come l’Australia.
Una legge che impone limiti ma solleva domande
Il provvedimento rappresenta una svolta nel panorama legislativo italiano, introducendo un limite netto: niente social per chi ha meno di 15 anni. La Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Marina Terragni, definisce la norma “funzionante e praticabile”, ma non nasconde le criticità.
La legge è sì un freno, ma da sola non basta. Terragni invita infatti a non considerarla un sostituto del ruolo educativo dei genitori. Una norma proibizionista può offrire un appiglio, ma non sostituisce la responsabilità diretta degli adulti nella gestione del rapporto con il digitale.
Genitori e figli: un equilibrio fragile da ricostruire
Terragni si dichiara “moderatamente proibizionista”, evidenziando un possibile effetto boomerang: genitori assuefatti agli schermi che impongono divieti ai figli rischiano di alimentare conflitti in famiglia. Il divieto può rendere più facile dire “no”, ma quel rifiuto va accompagnato da un esempio concreto.
Se l’adulto continua a usare compulsivamente smartphone e tablet, perde autorevolezza e rende inefficace ogni restrizione. Il vero cambiamento parte dalla coerenza tra ciò che si chiede ai figli e ciò che si fa.
Educazione digitale: la famiglia resta il fulcro
Secondo la Garante, nessuna legge può sostituire il compito educativo della famiglia. I genitori non possono più delegare: oggi allo Stato, domani alla scuola, dopodomani a uno psicologo. Serve una presa di coscienza forte e condivisa. L’educazione digitale deve partire da casa, con regole chiare e comportamenti coerenti. La legge può essere un supporto, ma senza il coinvolgimento attivo degli adulti, rischia di rimanere una misura simbolica.