Stipendi dipendenti pubblici: dal 2026 possibile pignoramento per chi ha debiti fiscali
Dal 2026, i dipendenti pubblici con debiti fiscali oltre 5.000€ subiranno un taglio automatico degli stipendi. Ecco come funziona la nuova misura.


A partire dal 2026, i dipendenti pubblici con debiti fiscali superiori a 5.000 euro subiranno i pignoramenti automatici dei propri stipendi. La nuova misura, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025, prevede una trattenuta diretta in busta paga per le retribuzioni che superano i 2.500 euro, senza la necessità di un intervento preventivo del giudice.
Come funziona il nuovo meccanismo
Dal 1° gennaio 2026, una nuova normativa modificherà la gestione dei debiti fiscali per i lavoratori del settore pubblico. La misura riguarda esclusivamente i dipendenti pubblici e non si estende, al momento, ai lavoratori del settore privato. Il taglio automatico dello stipendio scatta al superamento di una doppia soglia. È necessario avere un debito tributario complessivo superiore a 5.000 euro e percepire una retribuzione mensile netta oltre i 2.500 euro.
Per gli stipendi che superano tale importo, verrà applicata una trattenuta pari a un settimo della retribuzione. Per altri emolumenti periodici, come indennità o arretrati, la decurtazione sarà invece di un decimo. Le trattenute proseguiranno mensilmente fino alla completa estinzione del debito accumulato con l'Erario.
La procedura diretta e le differenze con il privato
La novità principale di questa procedura risiede nella sua natura automatica e diretta, senza un preventivo via libera del tribunale. Sarà l'Agenzia delle Entrate-Riscossione a comunicare direttamente all'Amministrazione di appartenenza l'importo da pignorare. L'ufficio paghe dovrà eseguire l'ordine, operando la trattenuta direttamente sulla busta paga del lavoratore interessato.
Il dipendente riceverà quindi uno stipendio netto già decurtato della quota prevista dalla normativa. Questa modalità si differenzia nettamente dal pignoramento tradizionale, che per i dipendenti privati richiede sempre l'autorizzazione di un giudice. La scelta del governo di iniziare dal settore pubblico è motivata dalla maggiore tracciabilità degli stipendi statali. I flussi di pagamento sono infatti più semplici da monitorare e intercettare per l'Amministrazione finanziaria.
Criticità e strumenti di difesa per i dipendenti pubblici
La misura ha generato un acceso dibattito e sollevato critiche da parte delle organizzazioni sindacali. Viene evidenziata una potenziale disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati a parità di debiti fiscali. Il dipendente non potrà opporsi preventivamente alla trattenuta, poiché il processo è automatico. Tuttavia, esistono diversi strumenti di difesa successiva per contestare la pretesa del Fisco e bloccare il pignoramento.
È possibile impugnare la cartella esattoriale di fronte alla Corte di Giustizia Tributaria se si riscontrano vizi. Un'altra via è la richiesta di rateizzazione del debito, che sospende la procedura con il pagamento della prima rata. Il lavoratore può inoltre verificare la prescrizione dei crediti o presentare un'istanza di autotutela per errori materiali. È fondamentale ricordare che l'opposizione va mossa contro l'atto che ha generato il debito, non contro la trattenuta stessa.