Tasse in busta paga e oltre: l’impatto sul bilancio familiare
Analisi del peso fiscale sulle famiglie italiane, tra tasse alla fonte e imposte indirette, con confronto europeo e focus su dipendenti e autonomi.


In Italia, il carico fiscale grava pesantemente sulle famiglie, ma nella maggior parte dei casi è "invisibile", perché trattenuto direttamente dallo stipendio o incluso nei costi dei beni e servizi. Un'analisi dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre fa luce sulla composizione del prelievo fiscale, prendendo come esempio una famiglia tipo con due lavoratori dipendenti e un figlio a carico. I dati evidenziano le modalità con cui lo Stato raccoglie il gettito e il divario percettivo tra lavoratori dipendenti e autonomi. Inoltre, si confronta il peso delle tasse in Italia rispetto agli altri Paesi europei.
Oltre il 90% delle tasse pagate "senza accorgersene"
Secondo lo studio della CGIA, più di 9 famiglie su 10 versano le tasse in modo non diretto: attraverso ritenute in busta paga, contributi previdenziali o imposte inserite nei consumi (come IVA e accise). Solo una minima parte del prelievo fiscale — meno del 10% — viene saldata in modo consapevole, cioè tramite bonifici, pagamenti online o allo sportello.
Famiglia tipo: quanto versa ogni anno allo Stato
L’indagine prende in esame una famiglia media composta da due coniugi lavoratori dipendenti con un figlio a carico. Entrambi possiedono un’auto (15.000 km percorsi all’anno per veicolo), abitano in una casa di proprietà da 110 mq e dispongono di 60.000 euro in risparmi. Il loro ISEE stimato è di 22.834 euro.
Secondo la simulazione, il totale del carico fiscale annuo è pari a 20.231 euro.
Il prelievo automatico dalla busta paga copre da solo oltre il 96% del totale fiscale. La famiglia, quindi, versa di tasca propria in modo diretto solo una piccola quota del carico complessivo.
Lavoratori dipendenti vs autonomi: due mondi fiscali diversi
La CGIA sottolinea la differenza sostanziale tra il rapporto che i dipendenti e gli autonomi hanno con il fisco. I primi subiscono un prelievo pressoché automatico e spesso non percepito, mentre i secondi sono chiamati a versare consapevolmente gran parte delle imposte, attraverso F24 e scadenze fiscali periodiche.
Questa dinamica contribuisce a generare una maggiore "sofferenza fiscale" tra i lavoratori autonomi e i titolari di partita IVA, rispetto ai dipendenti.
Irpef: chi paga e quanto vale
L’Irpef rappresenta la principale fonte di entrata per lo Stato, ma incide per circa il 30% del gettito totale. Questo significa che il restante 70% deriva da imposte indirette e altre fonti, dove il margine per l’evasione è potenzialmente più alto.
La distribuzione dei contribuenti Irpef è la seguente:
Le città con il maggior numero di contribuenti Irpef:
- Roma: 2,9 milioni (di cui 105.000 autonomi)
- Milano: 2,5 milioni (di cui 96.260 autonomi)
- Torino: 1,6 milioni (di cui 62.000 autonomi)
Pressione fiscale italiana nel confronto europeo
Nel contesto europeo, l’Italia si colloca tra i Paesi con il maggiore peso fiscale. Nel 2024, la pressione fiscale sul PIL era pari al 42,6%, sesta in Europa.
Tra i principali partner economici dell’Italia, solo la Francia presenta un carico fiscale più alto. Germania e Spagna hanno rispettivamente una pressione inferiore di 1,8 e 5,4 punti percentuali rispetto all’Italia.