Una generazione smarrita: Galimberti accusa scuola e famiglia

Galimberti denuncia il disagio giovanile tra anoressia, autolesionismo e isolamento: colpa di scuola e famiglia, incapaci di educare emotivamente.

02 agosto 2025 12:19
Una generazione smarrita: Galimberti accusa scuola e famiglia - Umberto Galimberti
Umberto Galimberti
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Durante l’incontro “Il bene e il male – Educare le nuove generazioni”, Umberto Galimberti ha denunciato il collasso educativo e psicologico che affligge milioni di giovani italiani. Anoressia, autolesionismo e isolamento sociale sono i sintomi di una generazione priva di prospettive, in fuga dal futuro e senza strumenti emotivi forniti da scuola e famiglia

Una generazione che si anestetizza dal dolore

Tre milioni di anoressiche, due milioni di autolesionisti, duecentomila hikikomori”: con questi numeri drammatici Galimberti ha aperto il suo intervento al Ferento TeatroFestival lo scorso 25 luglio. La sua analisi va oltre i dati clinici, leggendo questi fenomeni come strategie estreme di sopravvivenza psichica di fronte a un mondo che non offre futuro. “I giovani non vogliono pensare al domani, lo evitano anestetizzandosi con le droghe o con gesti che scaricano sul corpo la sofferenza dell’anima”, afferma il filosofo. Il presente assoluto diventa l’unico rifugio, vissuto con intensità perché “il futuro non offre alcun invito”. La sindrome dell’hikikomori, derivata dal Giappone, è solo una delle tante manifestazioni di un disagio che si fa invisibile e profondo.

La fragilità educativa parte dalla prima infanzia

Galimberti individua famiglia e scuola come i due grandi assenti nel processo formativo dei giovani. Nei primi tre anni di vita, secondo le neuroscienze, si costruiscono le mappe cognitive ed emotive fondamentali, ma l’ambiente educativo è spesso frammentato e povero di relazioni autentiche. “Un po’ di asilo, un po’ di tv, un po’ di babysitter, qualche cartone animato e il telefonino”: così Galimberti descrive la solitudine emotiva del bambino moderno, privo di riferimenti stabili. Il filosofo denuncia anche l’assenza della mancanza come spazio educativo, in una società in cui tutto viene fornito prima ancora che venga desiderato. “Se ottieni prima di desiderare, il desiderio muore”, ammonisce, sottolineando una crisi del desiderio che paralizza l’interiorità.

Scuola sovraccarica e svuotata di senso

Anche il sistema scolastico è nel mirino di Galimberti, che lo accusa di essere diventato un contenitore di patologie fittizie. La proliferazione di diagnosi come dislessia, discalculia, sindromi dello spettro autistico viene letta come una scorciatoia istituzionale per evitare di affrontare le vere difficoltà educative. “Il 50% degli studenti ha una certificazione? È inaccettabile”, afferma. A questo si aggiunge il problema degli insegnanti di sostegno non formati e delle classi sovraffollate, che impediscono una reale cura dell’individuo. “Educare davvero significa lavorare con gruppi ristretti, non con 30 alunni alla volta”. Per Galimberti, una scuola davvero educativa dovrebbe tornare ad essere spazio di relazione autentica, ascolto e pensiero critico, non un sistema burocratico di etichette e semplificazioni.