Università, +336 milioni nel 2025: più fondi ma distribuzione variabile
Il Fondo di Finanziamento Ordinario 2025 per le Università raggiunge 9,4 miliardi: +336 milioni, aumenti legati ai risultati e più autonomia gestionale


Il Fondo di Finanziamento Ordinario alle Università 2025 porta 9,4 miliardi di euro agli atenei italiani, con un incremento di 336 milioni rispetto all’anno precedente. Un aumento che premia i risultati, ma che non sarà uniforme, aprendo un nuovo dibattito sulla reale equità del sistema
Università: il decreto e le cifre del 2025
Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato il decreto di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per il 2025. Le università italiane riceveranno complessivamente 9,4 miliardi di euro, 336 milioni in più rispetto al 2024. La crescita, pari a circa 3,5 euro ogni cento assegnati, rappresenta un segnale di continuità nell’investimento sul sistema universitario. Tuttavia, la distribuzione non sarà omogenea: l’aumento varierà tra l’1% e il 6% in base ai risultati ottenuti dagli atenei negli ultimi anni, seguendo criteri di valutazione legati a produttività scientifica, didattica e qualità dei servizi.
La posizione del Ministero
Per Bernini, questo incremento dimostra una strategia di rafforzamento strutturale del settore: “Dal 2022 – ha ricordato – il Fondo è cresciuto dell’8%, da 8,6 a 9,4 miliardi. È un sostegno agli studenti, alla ricerca e alla didattica”. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire continuità e stabilità agli atenei, non solo per coprire le spese correnti, ma anche per incentivare politiche di innovazione e attrattività internazionale. Un messaggio chiaro alla comunità accademica e politica: il finanziamento non è più un intervento emergenziale, ma parte di una visione di lungo periodo.
Reazioni del mondo accademico
Il coinvolgimento di CRUI, ANVUR e CNSU nella definizione dei criteri è stato accolto positivamente. La Conferenza dei Rettori ha sottolineato l’importanza dell’aumento delle risorse non vincolate, che offrono margini di autonomia nella gestione, soprattutto in un contesto di crescente pressione sui costi del personale e delle infrastrutture. Tuttavia, non mancano perplessità: per alcune realtà, la distribuzione premiale rischia di accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro gli atenei in difficoltà. Un equilibrio delicato, che nel 2025 sarà al centro del confronto tra governo, università e rappresentanze studentesche.