Università in mobilitazione il 12 maggio 2025: sciopero nazionale contro precarietà e tagli
Sciopero 12 maggio 2025 del personale precario delle università italiane: mobilitazione contro tagli, precarietà e riforme che minacciano la ricerca.


Lunedì 12 maggio 2025 si terrà una giornata di sciopero e mobilitazione promossa dalla FLC CGIL a sostegno del personale precario delle università italiane. La protesta coinvolgerà assegnisti, ricercatori e tutti coloro con contratti a tempo determinato, per denunciare le politiche governative su finanziamenti e precarizzazione accademica.
Un percorso di protesta lungo mesi
Lo sciopero si inserisce in un più ampio cammino di mobilitazione universitaria, iniziato nell’autunno 2024 con tre grandi assemblee nazionali (Novantapercento, Stati di agitazione e Assemblee Precarie), e proseguito con presidi, lezioni in piazza e una mobilitazione unitaria il 20 marzo scorso, che ha visto l’adesione di oltre venti atenei. La protesta nasce in risposta a tagli consistenti, come il definanziamento del FFO per oltre 500 milioni di euro, alla chiusura del piano straordinario già approvato per il biennio 2025-2026, e alla prevista uscita di scena di migliaia di ricercatori alla fine del PNRR.
Sciopero 12 maggio: le criticità del sistema universitario italiano
Al centro della contestazione vi è anche il Disegno di Legge 1240, promosso dalla ministra Bernini, che punta a introdurre nuove figure atipiche nel pre-ruolo universitario, con scarse tutele contrattuali. Il testo, oggetto di un esposto europeo da parte di FLC e ADI, risulta attualmente sospeso ma tentativamente rilanciato con l’appoggio della CRUI e di CONPER. La protesta di maggio si configura dunque come un fronte unitario contro il precariato, la riduzione dei diritti nel mondo accademico e la marginalizzazione di chi opera in condizioni instabili e spesso senza rappresentanza sindacale.
Le richieste del sindacato e delle assemblee precarie
Le rivendicazioni principali includono:
- Il blocco delle normative che introducono ulteriori forme contrattuali temporanee, eccedenti il già previsto Contratto di Ricerca del 2022.
- Un piano straordinario per la stabilizzazione del personale precario con l’attivazione di almeno 40.000 nuove posizioni (tra RTT, tecnologi e PTA) e un fondo nazionale per 5.000 contratti annuali di ricerca.
- L’estensione agli atenei dei meccanismi di stabilizzazione previsti dal Decreto Legislativo 75/2017, con assunzioni a tempo indeterminato e concorsi riservati per chi ha maturato almeno 36 mesi di attività.
- Un aumento strutturale di 5 miliardi di euro in 5 anni al Fondo di Finanziamento Ordinario, per allineare il sistema italiano agli standard europei, abbattere le tasse universitarie, garantire una rivalutazione salariale e superare il tetto al salario accessorio.
Infine, la FLC CGIL esprime il proprio dissenso verso l’incremento della spesa militare e le iniziative legate al piano RearmEU, che rischiano di ridurre gli investimenti nella ricerca civile, incentivando al contrario la militarizzazione del sapere scientifico.