Università: per riaccendere l’ascensore sociale serve la leva del merito

L’argomento al centro del convegno “Merito e Mobilità Sociale” organizzato dalla Conferenza dei Collegi Universitari di Merito in collaborazione con il Centro Studi IPE.

A cura di Scuolalink Scuolalink
21 novembre 2025 17:30
Università: per riaccendere l’ascensore sociale serve la leva del merito - Conferenza dei Collegi Universitari di Merito
Conferenza dei Collegi Universitari di Merito
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Roma, 21 novembre 2025 - In Italia la formazione dei giovani continua a dipendere in larga misura dal contesto socio-economico di partenza: un meccanismo che rallenta l’ascensore sociale e che rende, al contrario, la valorizzazione del merito una condizione imprescindibile per facilitare l’accesso all’università.

Proprio questo tema è stato al centro del convegno “Merito e Mobilità Sociale” organizzato dalla Conferenza dei Collegi Universitari di Merito in collaborazione con il Centro Studi IPE, che si tiene oggi a Napoli e che vede il keynote speech del Professor Michael Sandel (Harvard University), tra le voci più autorevoli nel dibattito globale sul significato e sui limiti del merito. Obiettivo dell’evento è individuare strumenti che possano concretamente sostenere i giovani meritevoli e dare così una spinta alla mobilità sociale in Italia.

Secondo l’OCSE, nel Paese solo il 6% dei figli di genitori con licenza media consegue una laurea, la percentuale sale al 31% quando i genitori hanno un diploma superiore e al 65% nel caso in cui almeno un genitore è laureato. Un quadro che conferma quanto l’origine familiare continui a influenzare le opportunità educative.[1]

Questa distanza è alimentata anche da fattori economici che continuano a incidere sull’accesso agli studi. L’università italiana ha un costo medio annuo intorno ai 12.000 euro per i fuorisede, [2] tra i più elevati in Europa, mentre solo il 17,5% degli studenti in corso riceve una borsa di studio.[3] Condizioni che rendono più difficile per molti giovani sostenere un percorso universitario continuativo o anche solo immaginarlo.

Il modello dei Collegi Universitari di Merito – 57 strutture dislocate su tutto il territorio nazionale - mostra invece un approccio in netta controtendenza, fondato sulla valorizzazione del merito come leva orientata ad abbattere le barriere socio-economiche che ostacolano l’accesso agli studi universitari.

L’ammissione avviene infatti secondo criteri che premiano la carriera scolastica e accademica, le motivazioni personali e l’impegno extracurriculare. Nei Collegi, gli studenti accedono a un progetto formativo personalizzato in molti casi integrativo a quello accademico, che prevede corsi, attività di orientamento, tutorato, coaching, esperienze internazionali, attività culturali, sociali e ricreative per permettere agli studenti di acquisire hard e soft skill e sviluppare le proprie potenzialità.

Perno di questo modello è l’investimento in borse di studio, che negli ultimi anni ha visto un costante aumento degli investimenti a copertura sia parziale sia totale delle rette. Ben il 58% degli studenti che vivono in un Collegio riceve una borsa, nel 60% dei casi erogata direttamente dai Collegi o attraverso bandi INPS o ENPAM.

Come emerso nel corso del convegno, questo è un modello unico in Europa per valorizzazione del merito e che quindi si propone come riferimento per far ripartire l’ascensore sociale e dare nuova centralità al merito come motore di cambiamento.

“Le riflessioni sulla concezione di merito espresse da Sandel offrono un’importante occasione per fare il punto sulla missione dei Collegi universitari. Gli enti gestori e gli operatori dei Collegi che rappresento sono impegnati quotidianamente, con autentica passione formativa, a gestire residenze di qualità che si configurano come luoghi di eccellenza” – dichiara la Professoressa Carla Bisleri, Presidente CCUM  “Il merito degli studenti ammessi rappresenta al contempo un requisito di accesso e un obiettivo da perseguire: consente il pieno accesso agli studi e la realizzazione personale di giovani che altrimenti ne sarebbero esclusi. Comprendere la visione strutturale delle disuguaglianze sociali per essere riconosciuti come luoghi deputati a una pratica educativa complementare all'università rappresenta un profondo valore anche costituzionale.

Da qualche anno l'impegno della CCUM si è esteso a numerosi interlocutori per diffondere la propria azione ed essere parte attiva nella risposta ai bisogni degli studenti che necessitano di alloggi e orientamento qualificato. Il network tra Collegi e Università si affianca agli indirizzi del Ministero ma, soprattutto, come nella giornata odierna, amplifica insieme ai soggetti pubblici e no profit le opportunità per superare i pregiudizi e affermare le potenzialità dei giovani studenti verso il futuro.

Non esistono luoghi virtuosi per definizione. Unitamente alla necessità di rimuovere le cause che producono la disuguaglianza moderna, è fondamentale diffondere un'aspettativa di miglioramento. Le definizioni sono utili, ma altrettanto importante è il confronto. Dare valore al merito ne costituisce la dimensione operativa e l’Italia può vantare, grazie ai Collegi, che la situazione non è stagnante”.

“Questo convegno è un’occasione preziosa per riflettere insieme su un tema centrale del nostro tempo e che tocca da vicino il mondo della formazione, delle istituzioni e delle politiche sociali” – aggiunge il Professor Raffaele Calabrò, Presidente IPE.

Aprono i lavori Carla Bisleri, Presidente CCUM, Raffaele Calabrò, Presidente IPE e Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli. Nella successiva tavola rotonda intervengono Corrado Del Bò, Università di Bergamo, Gabriele Fava, Presidente INPS, Andrea Lecce, Executive Director Impact Bank Intesa Sanpaolo, Marco Mancini, Segretario Generale MUR, Gaetano Vecchione, Università Federico II di Napoli.

Il comunicato stampa

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