Violenza giovanile a Cagliari: la scuola come risposta
Contro la violenza giovanile non bastano i controlli. Serve un patto educativo fondato sulla cultura e sul ruolo centrale della scuola.
Il grave episodio di Cagliari non è un fatto isolato. La violenza giovanile che esplode alla Marina rivela un disagio profondo che la sola repressione non può curare. È necessaria una risposta educativa forte, che rimetta la scuola al centro come presidio di legalità e cultura.
Cagliari, violenza tra adolescenti alla Marina: la scuola come risposta educativa e presidio di legalità
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per il grave episodio di violenza giovanile avvenuto nel quartiere Marina di Cagliari, che ha coinvolto due adolescenti. Un gesto così estremo, consumato tra coetanei, non può essere letto come un fatto isolato: rappresenta il segnale di un disagio profondo, alimentato da solitudini, mancanza di riferimenti educativi e fragilità sociali diffuse.
È evidente che la sola intensificazione dei controlli non può bastare a frenare tali fenomeni. La sicurezza reale non si costruisce con le telecamere o la repressione, ma con la cultura e l’educazione. È nella scuola che si formano i cittadini di domani, ed è lì che occorre investire con convinzione e continuità. La scuola è il presidio più autentico della legalità democratica, il luogo dove la conoscenza diventa consapevolezza, e la libertà si accompagna alla responsabilità.
Per affrontare il disagio giovanile è necessario promuovere un’azione educativa diffusa, che restituisca centralità alla crescita interiore, all’empatia e al rispetto. Occorrono spazi di dialogo e di ascolto, percorsi di educazione emotiva e civica, esperienze artistiche e laboratoriali capaci di dare voce ai sentimenti e alle inquietudini dei ragazzi. In questo modo la scuola può tornare ad essere un ambiente accogliente, dove ogni studente si senta visto, riconosciuto e sostenuto nel proprio percorso umano.
Essenziale, inoltre, è il coinvolgimento delle famiglie e delle istituzioni locali in una rete di corresponsabilità educativa. La costruzione di un tessuto comunitario fondato sulla fiducia e sulla collaborazione è l’unica via per prevenire la devianza e restituire serenità agli spazi urbani. In tal senso, i futuri “Patti per la sicurezza urbana” dovrebbero prevedere un capitolo specifico dedicato alla promozione dei diritti umani, della cittadinanza attiva e della formazione dei docenti, elementi imprescindibili di una politica educativa efficace.
Accanto alle misure istituzionali, è fondamentale riattivare la dimensione culturale delle città, aprendo le scuole al territorio e rendendole laboratori di vita. Biblioteche scolastiche, cineforum, gruppi di lettura, progetti di educazione alla memoria e al volontariato possono diventare strumenti concreti per avvicinare i giovani alla solidarietà e alla consapevolezza sociale. La cultura deve tornare ad essere un linguaggio comune, capace di unire e orientare.
È altresì importante valorizzare il ruolo degli insegnanti, spesso lasciati soli di fronte a problematiche complesse. La loro formazione continua in ambito psicopedagogico e relazionale è una condizione essenziale per affrontare il disagio giovanile con competenza e sensibilità. La scuola, sostenuta da una comunità che la riconosca come bene pubblico, può così diventare un argine alla violenza e un laboratorio di cittadinanza solidale.
La città di Cagliari non ha bisogno di zone interdette o barriere simboliche, ma di scuole vive, aperte e inclusive, capaci di rigenerare la comunità attraverso la cultura, il dialogo e la solidarietà. È da qui che può nascere una risposta duratura alla violenza: dall’educazione come cura, dalla conoscenza come libertà, dalla scuola come luogo di rinascita civile.
prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU