Vita lavorativa media: Italia lontana dai Paesi UE leader
Italia penultima in UE per vita lavorativa media. Giovani poco inseriti, microimprese decisive per occupazione e sistema previdenziale.


Con una vita lavorativa media di soli 32,8 anni, l’Italia resta tra gli ultimi Paesi in Europa. A pesare sono la bassa occupazione giovanile e un ritardo strutturale nel mercato del lavoro. Le microimprese emergono come realtà cruciali per favorire ricambio generazionale e sostenibilità previdenziale.
Lavoro in Italia e confronto europeo
Secondo l’indagine “Demografia, occupazione e previdenza – L’Italia nel contesto europeo” di Cna Area Studi e Ricerche, la vita lavorativa media nel nostro Paese si ferma a 32,8 anni. Un dato che colloca l’Italia nelle ultime posizioni dell’Unione Europea, davanti soltanto alla Romania. La distanza con i Paesi più avanzati è significativa: l’Olanda guida con 43,8 anni, seguita da Svezia (43) e Danimarca (42,5). La media europea è di 37,2 anni, mentre Germania raggiunge i 40 anni, la Francia si allinea alla media e la Spagna si attesta a 36,5. Per la Cna, questo divario rappresenta una minaccia per la sostenibilità previdenziale, nonostante le riforme avviate negli ultimi decenni.
Vita lavorativa media: giovani e mercato del lavoro
Uno dei nodi critici è l’inserimento dei giovani. Nel 2024 la quota di occupati under 25 in Italia si è fermata al 4,7% del totale, ben al di sotto del 10,1% registrato in Germania, del 9,1% in Francia e del 6% in Spagna. Questo ritardo penalizza il ricambio generazionale e aggrava la tenuta del sistema pensionistico. Secondo l’analisi, rafforzare la partecipazione giovanile è essenziale non solo per garantire i conti pubblici, ma anche per sostenere un sistema produttivo che fatica a crescere. L’inclusione dei giovani nel mercato del lavoro diventa quindi una priorità strategica.
Vita lavorativa media: microimprese e ruolo strategico
Le microimprese, con meno di dieci dipendenti, risultano le realtà più aperte ai giovani. In queste aziende il 22,4% della forza lavoro ha meno di 30 anni, contro il 12% delle grandi imprese con oltre 250 addetti. Ciò conferma che il tessuto produttivo di piccole realtà rappresenta la principale porta d’ingresso per i giovani. Per la Cna, sostenere le imprese minori significa favorire la stabilità occupazionale, allungare la vita lavorativa media e contribuire alla tenuta del sistema previdenziale nazionale.