5 per mille: la Manovra 2026 alza il tetto a 610 milioni

La legge di Bilancio 2026 aumenta il plafond del 5 per mille, portandolo a 610 milioni. È il primo rialzo dal 2013 per il Terzo settore.

A cura di Scuolalink Scuolalink
01 novembre 2025 18:00
5 per mille: la Manovra 2026 alza il tetto a 610 milioni - Agenzia delle Entrate
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La bozza della Legge di Bilancio 2026 introduce una novità significativa per il Terzo settore: l'aumento del tetto del 5 per mille. Il limite massimo delle risorse distribuibili passerà dagli attuali 525 milioni a 610 milioni di euro annui, a partire dal 2026. Si tratta del primo incremento dal 2013, una misura attesa che mira a ridurre il divario tra le scelte dei contribuenti e i fondi realmente erogati.

Come funziona il tetto di spesa

Il meccanismo del 5 per mille dell'Irpef consente ai cittadini di destinare una quota delle proprie imposte a enti del Terzo settore, ricerca scientifica o altri scopi sociali. Tuttavia, la distribuzione di questi fondi non è automatica. Lo Stato fissa un limite massimo di spesa annuale. Se la somma totale delle scelte espresse dai contribuenti supera questo "plafond", l'Agenzia delle Entrate applica un taglio lineare proporzionale. Questo significa che ogni ente beneficiario riceve una percentuale ridotta rispetto a quanto indicato nelle dichiarazioni dei redditi. Un esempio concreto si è avuto nel 2024: a fronte di 603,9 milioni destinati da quasi 18 milioni di contribuenti, il limite era fissato a 525 milioni. Di conseguenza, circa 79 milioni di euro sono rimasti nelle casse dello Stato, riducendo di fatto il contributo effettivo dal 5 al 4,3 per mille.

5 per mille: le stime e l'impatto del nuovo limite

L'intervento nella Legge di Bilancio 2026 si è reso necessario di fronte a un trend di crescita costante delle donazioni. Le stime del settore prevedono che il valore complessivo delle destinazioni continuerà ad aumentare. Si stima un superamento dei 616 milioni già nel 2026, con una proiezione che sfiora i 628 milioni entro il 2028. Se il tetto fosse rimasto bloccato a 525 milioni, il divario (scostamento) tra fondi scelti e fondi erogati sarebbe cresciuto esponenzialmente: 85 milioni "persi" nel 2025, 91 nel 2026, fino a circa 103 milioni nel 2028. L'innalzamento del plafond a 610 milioni rappresenta quindi una risposta necessaria per assorbire gran parte di questa crescita, sebbene il problema rischi di riproporsi, in misura minore, negli anni successivi se la crescita delle donazioni supererà il nuovo limite.

Maggiore prevedibilità e l'obiettivo di eliminare il tetto

L'aumento del plafond a 610 milioni offre immediata maggiore prevedibilità finanziaria agli enti. Queste organizzazioni, spesso impegnate in progetti pluriennali (come la ricerca scientifica o l'assistenza sociale continuativa), faticano a sostituire i fondi mancanti derivanti dai tagli. La mancata erogazione impatta concretamente su servizi di inclusione sociale e assistenza. Non si tratta di fondi facilmente rimpiazzabili. Tuttavia, la campagna del Terzo settore non si ferma. L'obiettivo finale rimane l'eliminazione definitiva del limite di spesa. La richiesta si basa sul principio di sussidiarietà fiscale: poiché i cittadini hanno già scelto di destinare quella quota Irpef, e lo Stato ha già (tecnicamente) rinunciato a quell'introito, togliere il tetto non creerebbe nuova spesa pubblica. Permetterebbe semplicemente che il 100% delle volontà espresse dai contribuenti raggiunga i beneficiari designati.

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