Analfabetismo motorio: la scuola risponde all’emergenza educativa dei bambini
La riforma scolastica punta a contrastare l’analfabetismo motorio nei bambini valorizzando il movimento come parte essenziale dell’educazione.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha presentato la bozza delle nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo, con l’obiettivo di contrastare l’analfabetismo motorio tra i più giovani. Attualmente al vaglio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, la riforma punta a rinnovare profondamente l’approccio educativo, ponendo il movimento e l’educazione motoria al centro della formazione integrale dello studente. Un cambio di rotta reso urgente dai preoccupanti segnali di regressione fisica e motoria tra le giovani generazioni italiane.
Un nuovo modello educativo: corpo e mente in dialogo
Annunciata dal Ministro Giuseppe Valditara, la riforma scolastica intende formare giovani capaci non solo di esprimersi con chiarezza e pensiero critico, ma anche di sviluppare creatività attraverso un apprendimento che integri mente e corpo. L’obiettivo è superare la visione settoriale delle discipline scolastiche e promuovere un’educazione olistica, dove il movimento diventa parte integrante del percorso formativo.
Allarme analfabetismo motorio: i giovani italiani e la crisi del movimento
Uno dei nodi centrali delle nuove Indicazioni è la crescente emergenza dell’analfabetismo motorio tra i bambini italiani. Matteo Panichi, già preparatore atletico delle nazionali di basket, denuncia un calo preoccupante delle capacità motorie di base: “Oggi mancano le fondamenta: i ragazzi non hanno più coordinazione, equilibrio, senso del corpo. Tutte abilità che si sviluppano giocando, muovendosi, sperimentando”. Un grido d’allarme condiviso anche dalla campionessa olimpica Sara Simeoni, oggi docente: “Molti bambini non sanno nemmeno fare una capriola”.
A confermare questo scenario desolante arrivano anche i dati ISTAT, secondo cui l’Italia è il Paese più sedentario d’Europa. La scomparsa dei campetti, degli oratori e degli spazi di gioco libero ha drasticamente ridotto le opportunità di movimento spontaneo, fondamentali per lo sviluppo psicofisico del bambino.
Il movimento come chiave dell’educazione integrale
Le nuove Indicazioni Nazionali ridefiniscono l’educazione motoria come disciplina trasversale, essenziale alla crescita globale dell’individuo. Non più considerata come semplice attività fisica o momento ricreativo, viene riconosciuta come strumento per sviluppare consapevolezza corporea, abilità cognitive e relazionali. Il documento si ispira alle teorie di Jean Piaget sull’intelligenza sensomotoria, ribadendo che “il movimento favorisce lo sviluppo cognitivo e la formazione integrale della persona”. In quest’ottica, l’educazione motoria non è solo contrasto alla sedentarietà, ma anche prevenzione dell’obesità infantile, promozione del benessere e incentivo a stili di vita sani e duraturi.
Infanzia e primaria: la finestra d’oro per cambiare rotta
Particolare attenzione è rivolta alla scuola primaria, considerata “l’età in cui si consolidano abitudini stabili”. Intervenire precocemente significa costruire basi solide per una cultura del benessere che accompagni i giovani per tutta la vita. L’obiettivo dichiarato è chiaro: fare del movimento una componente permanente dell’identità personale e culturale dello studente.
Educare al benessere per formare cittadini completi
La riforma propone una visione moderna e lungimirante della scuola, chiamata non solo a trasmettere conoscenze, ma a educare cittadini completi, consapevoli del proprio corpo e del proprio potenziale. Il movimento diventa così strumento di libertà, conoscenza e crescita, da integrare pienamente nella progettazione didattica e nella vita scolastica quotidiana. In un Paese che si scopre sempre più immobile, l’educazione motoria torna protagonista, non come accessorio, ma come fondamento del futuro.