Aumentano i casi di sonnambulismo: le cause? Stress e iper-connessione
Lo stress e l'uso eccessivo di schermi aumentano i casi di sonnambulismo tra i giovani adulti. L'ansia digitale compromette il riposo notturno.
Il sonnambulismo notturno è in crescita tra i giovani adulti, un segnale chiaro di stress cronico e burnout. La causa principale sembra essere l'iper-connessione costante, che impedisce alla mente di staccarsi. L'ansia digitale si trasforma in attività motoria durante il sonno. Gli specialisti osservano come il riposo sia compromesso, portando a un vero "burnout notturno".
Stress e ritmi moderni: i dati sul sonno
La qualità del riposo notturno in Italia sta subendo un deterioramento significativo, un fenomeno che gli specialisti collegano direttamente ai ritmi frenetici della vita contemporanea. L'Osservatorio Sanità UniSalute / Nomisma (2024) ha recentemente fornito dati inequivocabili che fotografano un disagio psicofisico ormai diffuso. Il dato più allarmante emerso dalla ricerca indica che ben il 69% degli italiani identifica nello stress la causa primaria del proprio cattivo riposo. Questa tensione non è un fattore astratto, ma si traduce concretamente in difficoltà nell'addormentamento, risvegli notturni frequenti e una pervasiva sensazione di stanchezza che persiste anche dopo il risveglio.
Il sonno, che rappresenta un meccanismo biologico fondamentale per il recupero psicofisico e la rigenerazione cellulare, sta diventando una vittima eccellente delle pressioni lavorative, sociali ed economiche che caratterizzano la società attuale. La competitività costante e l'aspettativa di essere sempre performanti erodono gli spazi di decompressione necessari.
Il meccanismo del sonnambulismo e l'impatto dell'ansia
Questo contesto di tensione cronica e prolungata favorisce l'insorgenza di specifiche parasonnie, disturbi che si verificano durante le transizioni sonno-veglia. Tra queste, si registra un notevole incremento del sonnambulismo (tecnicamente sleep-walking), specialmente nella fascia dei giovani adulti, un tempo considerata meno soggetta a questo disturbo rispetto all'infanzia. Come evidenziato da autorevoli centri clinici specializzati, tra cui Santagostino e GAM Medical, il fenomeno si verifica quando il cervello si "sveglia" solo parzialmente.
La parte motoria del sistema nervoso centrale si attiva, permettendo al soggetto di alzarsi, camminare o compiere azioni anche complesse, mentre le aree cerebrali responsabili della coscienza, del giudizio critico e della memoria rimangono in uno stato di sonno profondo. Stress e affaticamento agiscono come potenti fattori scatenanti o aggravanti. L'ansia accumulata durante il giorno non riesce a dissolversi con il riposo, ma cerca una valvola di sfogo fisica, trasformando il sonno in un'attività involontaria e potenzialmente rischiosa.
L'iper-connessione come motore del "burnout notturno"
Accanto allo stress generico derivante dagli impegni quotidiani, emerge un colpevole specifico e sempre più determinante: l'iper-connessione digitale. L'Osservatorio Nomisma, infatti, rileva un dato significativo: per il 24% degli intervistati, l'esposizione eccessiva e prolungata agli schermi è identificata come una causa diretta del sonno disturbato. L'uso compulsivo di smartphone, tablet e computer fino a pochi istanti prima di coricarsi mantiene il cervello in uno stato di stimolazione continua.
La luce blu emessa dai dispositivi inibisce la produzione di melatonina, l'ormone del sonno, ma è soprattutto l'ansia da notifica e la cosiddetta FOMO (Fear Of Missing Out) a impedire il necessario rilassamento psicologico. Questa "mente che non si spegne mai" non riesce a entrare correttamente nelle fasi di sonno profondo e ristoratore. Il sonnambulismo, in questo scenario, diventa la rappresentazione fisica di un vero e proprio burnout notturno: il corpo è costretto ad agire perché la mente, sovraccarica di input, non gestisce più i confini biologici tra la veglia e il sonno.