Bonus mamme esclude le precarie: la Consulta interviene
La Corte Costituzionale non estende il Bonus mamme alle lavoratrici a tempo determinato, ma sollecita il legislatore a sostenere la maternità.
Il Bonus mamme 2024-2026 non spetta alle lavoratrici precarie. La Corte Costituzionale (sentenza 159/2025) ha dichiarato inammissibile l'estensione del sostegno alla maternità alle dipendenti a tempo determinato. Sebbene la Consulta non possa modificare la legge per risorse limitate, ha criticato duramente il legislatore per l'esclusione di questa categoria.
La decisione della Consulta sul Bonus mamme
La Corte Costituzionale è intervenuta sul Bonus mamme 2024-2026, ma non ha esteso il beneficio alle lavoratrici precarie. La sentenza n. 159/2025 risponde a un ricorso del Tribunale di Milano, che contestava la legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023). La norma prevede un esonero contributivo totale (per invalidità, vecchiaia e superstiti) solo per le madri lavoratrici con contratto a tempo indeterminato. Il ricorso chiedeva di includere le dipendenti a tempo determinato e le lavoratrici domestiche. La Consulta ha giudicato inammissibili le questioni, specificando che i contributi del lavoro domestico seguono una disciplina speciale e peculiare rispetto alle altre lavoratrici dipendenti.
Le criticità della norma e il richiamo al legislatore
Nonostante l'inammissibilità, la Corte non ha risparmiato critiche. I giudici hanno sollecitato il legislatore a creare coerenza sistematica nel sostegno alle lavoratrici madri, specialmente in un'Italia con un tasso di natalità bassissimo. La Consulta ha evidenziato diverse criticità nella legge (art. 1, commi 180-181). La ratio della norma non è chiara: l'esonero favorisce categorie più abbienti, data l'assenza di limiti di reddito (con un tetto massimo di 3.000 euro), escludendo però completamente le madri con contratto a termine. La Corte ha sottolineato la necessità di identificare interventi strutturali per sostenere la maternità.
Lavoratrici precarie: l'unica categoria esclusa
La Corte ha precisato il meccanismo dell'esclusione. Le madri a tempo determinato non sono del tutto dimenticate, poiché beneficiano dell'esonero contributivo parziale (art. 1, comma 15) se la loro retribuzione è bassa. Tuttavia, la sola categoria completamente esclusa da ogni beneficio (in questo contesto) è quella delle madri con contratto a tempo determinato che superano i 2.692 euro mensili. Al contrario, le colleghe a tempo indeterminato sopra tale soglia ottengono il Bonus mamme (fino a 250 euro/mese). La Consulta, pur rilevando le criticità, ha ammesso di non poter intervenire per estendere la platea dei beneficiari. Nel frattempo, i sindacati (Anief) stanno vincendo ricorsi per il personale scolastico precario, ottenendo rimborsi basati sul principio di non discriminazione UE.