Carta del docente: MiM condannato a pagare 2.500 euro ad una supplente entro 60 giorni
Un'insegnante vince il ricorso per ottenere il bonus formazione: il Ministero ha 60 giorni per versare 2500 euro di arretrati.
Il Tar Campania ha condannato il Ministero dell’Istruzione a erogare la carta del docente ad una supplente. La sentenza impone il pagamento di 2.500 euro complessivi a favore dell'insegnante per tutelare il diritto alla formazione continua.
La decisione del Tar Campania sulla Carta del Docente
La vicenda riguarda una docente di Casapesenna che ha ottenuto il riconoscimento delle somme maturate durante il servizio a tempo determinato. Il Ministero dovrà adempiere entro sessanta giorni alla decisione del Tribunale di Napoli Nord, versando l’importo spettante alla ricorrente difesa dai propri legali. Questa sentenza rappresenta un passo importante per il superamento delle disparità contrattuali tra personale di ruolo e precario.
Le motivazioni che spingono i giudici ad accogliere tali ricorsi si basano su alcuni punti fondamentali:
Sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione Europea favorevoli ai lavoratori.
Orientamento consolidato della Corte di Cassazione sulla parità di trattamento.
Necessità di garantire l'aggiornamento professionale a tutto il corpo docente.
Un orientamento giurisprudenziale oramai consolidato
Nonostante le numerose vittorie legali, l'ottenimento concreto delle somme richiede spesso l'intervento dei giudici amministrativi a causa dei ritardi ministeriali. Molti insegnanti sono costretti a ricorrere per vie legali per vedersi riconosciuto un beneficio economico fondamentale per l'aggiornamento professionale. La giurisprudenza attuale conferma che la formazione obbligatoria deve essere garantita a tutto il personale docente senza alcuna distinzione di contratto.
L'efficacia di queste azioni legali ha portato negli ultimi anni ad una percentuale altissima di esiti positivi per i ricorrenti. Oltre al bonus per l'aggiornamento, il contenzioso si sta estendendo anche ad altri ambiti, come la monetizzazione delle ferie non godute e gli indennizzi per l'abuso della reiterazione dei contratti. Il sistema giudiziario sta progressivamente livellando i diritti di una categoria professionale spesso penalizzata dalla precarietà lavorativa.