Consulta: l'obbligo vaccinale e il Green Pass sono legittimi

La Corte Costituzionale respinge i ricorsi: l'obbligo vaccinale per gli over 50 e l'uso della certificazione verde rispettano la legge.

26 dicembre 2025 12:00
Consulta: l'obbligo vaccinale e il Green Pass sono legittimi - Corte Costituzionale
Corte Costituzionale
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La Consulta ha dichiarato infondate le contestazioni sull'obbligo vaccinale e il Green Pass. Con la sentenza 199, i giudici confermano che le misure di sicurezza adottate durante l'emergenza erano pienamente legittime e coerenti con la Costituzione.

La decisione dei giudici sull'obbligo vaccinale

La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 199, ha ritenuto legittima la normativa che imponeva la vaccinazione ai cittadini con più di 50 anni. Secondo i magistrati, la scelta si è basata su evidenze scientifiche non irragionevoli, volte a proteggere i soggetti più fragili e a ridurre la pressione sugli ospedali. La tutela della salute pubblica è stata considerata prioritaria, escludendo qualsiasi violazione dell'articolo 32 della Costituzione italiana.

Diritti dei lavoratori e certificazione verde

L'obbligo di esibire il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro è stato giudicato rispettoso della dignità personale e dei principi di ragionevolezza. La sospensione dello stipendio per i lavoratori inadempienti non lede il diritto al lavoro, poiché deriva da una scelta individuale di non rispettare le condizioni di sicurezza contrattuali. I giudici hanno chiarito che il mancato pagamento della retribuzione è una conseguenza diretta della mancata prestazione lavorativa in sicurezza.

I punti chiave della sentenza

Ecco i pilastri fondamentali definiti dalla sentenza della Consulta:

  • Efficacia vaccinale: I dati confermano che i vaccini sono stati uno strumento fondamentale per limitare i contagi e le forme gravi della malattia.

  • Sicurezza dei farmaci: Le reazioni avverse gravi sono risultate rare e non tali da superare i benefici collettivi derivanti dalla profilassi.

  • Assenza di discriminazione: Il mancato riconoscimento dell'assegno alimentare per i sospesi non costituisce disparità di trattamento, poiché la sospensione è dipesa da una condotta del lavoratore.

La decisione conclude che il tampone ogni due giorni non lede la dignità, poiché non implica alcun giudizio negativo sulla persona né provoca sofferenze fisiche significative. La Consulta ha ribadito che il sistema di tutele messo in campo dal legislatore ha agito nel perimetro della ragionevolezza.

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