Contributi figurativi per la pensione: la 'giravolta' della Cassazione
La Cassazione cambia le regole: i contributi figurativi (malattia, disoccupazione) sono utili per l'anzianità della pensione anticipata.
                                                            Una recente sentenza della Cassazione (n. 27910/2025) interviene sul diritto alla pensione anticipata. La Corte ha stabilito che i contributi figurativi, come quelli per malattia o disoccupazione, sono validi per raggiungere l'anzianità contributiva richiesta. Questa decisione tutela i lavoratori e chiarisce un dubbio interpretativo che penalizzava chi ha avuto interruzioni di carriera.
Il contesto: dalla pensione di anzianità a quella anticipata
Per comprendere la portata della sentenza, è utile ricordare il quadro normativo. La riforma Fornero (legge n. 214/2011) ha sostituito la pensione di anzianità con la pensione anticipata. Attualmente, la normativa distingue due percorsi principali. La pensione anticipata ordinaria è accessibile a chi ha iniziato a versare contributi prima del 1° gennaio 1996. Richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. È inoltre previsto un requisito di almeno 35 anni di versamenti "effettivi". Per i "contributivi puri", chi ha iniziato dal 1996, si applica la pensione anticipata contributiva, che richiede 64 anni di età e 20 anni di contributi effettivi.
Contributi figurativi: la decisione della Cassazione
Il nodo centrale della questione riguarda la tipologia di contributi validi. I contributi si dividono in due categorie. Ci sono quelli effettivamente versati dal lavoratore e dall'azienda durante l'attività lavorativa. Esistono poi i contributi figurativi, che l'INPS accredita gratuitamente per periodi di interruzione (come malattia, maternità o disoccupazione) per garantire la continuità contributiva. Sebbene utili sia per il diritto che per il calcolo della pensione, l'INPS ha spesso adottato un orientamento restrittivo, escludendoli dal conteggio per l'anzianità richiesta dalla pensione anticipata ordinaria, appellandosi al vincolo dei 35 anni effettivi.
L'impatto della sentenza sui lavoratori
La sentenza 27910/2025 della Cassazione ribalta questa interpretazione. La Corte ha specificato che la legge (art. 24, comma 10, legge n. 214/2011) parla di "anzianità contributiva" totale, senza menzionare la restrizione della "contribuzione effettiva" per il raggiungimento dei 41/42 anni e 10 mesi. Pertanto, i figurativi devono essere conteggiati nel montante contributivo utile. La vicenda esaminata riguardava una lavoratrice cui era stato negato il diritto in appello proprio per questo motivo. La Cassazione ha bocciato la linea dell'INPS, affermando che escludere i figurativi renderebbe quasi impossibile raggiungere i requisiti, contraddicendo lo spirito della norma. Questo garantisce maggiore equità nel sistema previdenziale.