Crepet: 'I bambini devono imparare a perdere per diventare adulti forti'
Per Crepet, i bambini crescono solo affrontando la frustrazione e la sconfitta: imparare a perdere è la base della forza e della libertà.


Durante una puntata de In altre parole su La7, lo psichiatra Paolo Crepet ha sottolineato l’importanza della frustrazione come motore della crescita infantile. Impedire ai bambini di fallire, ha spiegato, significa privarli di un passaggio fondamentale per la costruzione della personalità e della capacità di affrontare la vita reale.
Il valore educativo della frustrazione
Per Crepet, la maturità nasce dal confronto con i limiti, non dall’assenza di essi. “Dire a un bambino di non giocare”, afferma, “significa impedirgli di sperimentare la sconfitta”. In un mondo che tende a proteggere eccessivamente i più piccoli, la frustrazione diventa uno strumento di crescita, non un trauma da evitare. Senza la possibilità di fallire, il bambino perde la dimensione del reale: la vittoria perde significato se non esiste la sconfitta, e l’autostima si riduce a un fragile specchio che riflette solo successi passeggeri.
Secondo Crepet, la capacità di risollevarsi dopo un insuccesso è ciò che forma la resilienza, la forza interiore e il senso di responsabilità. Solo chi impara a convivere con la delusione può imparare anche la gioia autentica del successo.
Contro l’educazione dell’eccesso e del “troppo”
Lo psichiatra contrappone al modello educativo permissivo quello del “togliere” come atto d’amore. Togliere, spiega, non è punire ma restituire valore alle cose, ridare senso al desiderio e alla conquista. L’iperprotezione, invece, genera individui incapaci di affrontare la realtà, che cercano continuamente comfort e approvazione.
In questo senso, l’errore diventa palestra di vita, mentre la perfezione cercata dagli adulti è una trappola che priva i figli della possibilità di scoprire chi sono davvero. Crepet mette in guardia contro il rischio di un’educazione “sterilizzata”, dove tutto è facile, immediato, indolore: bambini che non conoscono la fatica, non sviluppano autonomia e vivono nella paura del conflitto.
L’atto educativo, per Crepet, non è accontentare ma aiutare a desiderare, perché solo chi desidera sa costruire.
Libertà, responsabilità e spazi di crescita
Crepet critica anche la tendenza a eliminare la valutazione scolastica per non ferire gli studenti: togliere i voti equivale a negare la realtà, a privare i ragazzi del confronto necessario con se stessi. Senza limiti né giudizi, tutto diventa “gommapiuma”, un mondo dove ogni urto è attutito ma nulla è autentico.
In un’altra riflessione, Crepet parla di responsabilità affettiva: dire a un bambino “Io credo in te” è il primo gesto educativo, perché la fiducia è la base da cui nasce il coraggio di tentare, sbagliare e riprovare.
Infine, introduce un’immagine poetica e simbolica: la siepe come spazio educativo. Ogni scuola, secondo lui, dovrebbe averne una: un luogo dove i bambini possano nascondersi, inventare, essere altro da sé. La siepe rappresenta la libertà di esplorare la propria interiorità senza paura del giudizio, la soglia in cui gioco e introspezione si fondono nel cammino verso l’autonomia.