Dimensionamento scolastico 2026/27: Umbria e Toscana fanno ricorso
Le due regioni si oppongono al dimensionamento scolastico del governo. Contestato il decreto sui tagli alle autonomie basato su stime errate.
Il piano di dimensionamento scolastico del Governo è al centro di una dura contestazione. Le regioni Umbria e Toscana hanno depositato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro il decreto interministeriale n. 124 del 2025. La decisione contesta i criteri di definizione delle autonomie scolastiche per il 2026/2027, ritenuti errati.
La contestazione dell'Umbria contro i tagli
La Regione Umbria ha ufficialmente intrapreso un'azione legale diretta contro le decisioni del Governo sul dimensionamento scolastico, presentando un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per contestare formalmente il decreto interministeriale n. 124 del 30 giugno 2025. L'assessore regionale all'Istruzione, Giuseppe Barcaioli, ha chiarito che il punto centrale della disputa è l'assegnazione di sole 130 autonomie scolastiche alla regione, un numero ritenuto insufficiente e inferiore di due unità rispetto a quanto l'amministrazione considera necessario per il corretto funzionamento del sistema educativo locale.
La critica fondamentale mossa dall'esecutivo umbro riguarda la metodologia adottata dai ministeri competenti, i quali avrebbero basato i loro calcoli esclusivamente su stime previsionali riguardanti il numero degli studenti, ignorando di fatto i dati effettivi e consolidati relativi alle iscrizioni già pervenute. Barcaioli insiste sulla necessità di applicare la normativa considerando le specificità territoriali umbre, caratterizzate da vaste aree montane dove la scuola è un presidio pubblico essenziale.
Dimensionamento scolastico e la risposta della Toscana
In maniera speculare all'Umbria, anche la Regione Toscana ha deciso di percorrere la via del ricorso straordinario al Capo dello Stato, una mossa che ha ricevuto l'immediato e convinto sostegno delle principali sigle sindacali del territorio, tra cui spiccano Cgil e Flc Cgil. Per dare forza all'iniziativa legale e sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi del decreto, i sindacati hanno organizzato un presidio a Firenze, tenutosi simbolicamente davanti alla Prefettura e al Palazzo del Pegaso, sede istituzionale del Consiglio regionale.
Il segretario generale della Flc Toscana, Pasquale Cuomo, ha rivolto un appello diretto al presidente regionale Eugenio Giani, chiedendo la sospensione immediata della delibera di giunta che recepisce il piano di dimensionamento scolastico e un ripensamento strategico di fronte ai 16 accorpamenti previsti. Cuomo ha evidenziato come tali tagli mettano a serio rischio non solo il diritto all'istruzione per molti studenti, ma anche la stabilità occupazionale di numerosi docenti e membri del personale Ata.
Il divario dei dati e la mobilitazione sindacale
Il fondamento della protesta, condiviso da entrambe le amministrazioni regionali e dai sindacati, risiede nella palese discrepanza tra i dati numerici utilizzati dal Governo e la realtà effettiva degli iscritti nelle scuole. Rossano Rossi, segretario generale della Cgil Toscana, ha quantificato questo divario per la Toscana, evidenziando come le stime Istat parlassero di 428.679 studenti, mentre i dati reali e certificati delle iscrizioni attestino la presenza di 436.671 alunni, una differenza significativa che rende errati i presupposti del piano di tagli.
Rossi ha dichiarato inaccettabile che le scuole vengano ridimensionate sulla base di numeri non corretti, elogiando la decisione della Regione di ricorrere come un primo importante risultato della mobilitazione. L'assessore umbro Barcaioli ha fatto eco a questa posizione, ricordando che l'Umbria ha già attuato sette dei nove accorpamenti richiesti, ma l'assenza di risposte da Roma ha reso l'azione legale inevitabile per proteggere un territorio con oltre 101 mila studenti.