Dislessia e scuola: quando si dimentica il PDP

La dislessia richiede una scuola davvero inclusiva. Quando il PDP non viene applicato, gli studenti subiscono, ansia e perdita di autostima.

07 ottobre 2025 11:23
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La Settimana della Dislessia riporta l’attenzione su un tema cruciale: il diritto a una scuola realmente inclusiva. Nonostante diagnosi sempre più tempestive e una normativa chiara, molti studenti dislessici e le loro famiglie continuano a subire le conseguenze del mancato rispetto del Piano Didattico Personalizzato, tra stress, ansia e perdita di autostima.

Legge 170 e Piano Didattico Personalizzato: i cardini dell’inclusione

La Legge 170 del 2010 ha riconosciuto ufficialmente i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), garantendo a bambini e ragazzi con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia il diritto a una didattica personalizzata. È un passaggio storico che ha trasformato la scuola in un ambiente più attento alle differenze, con strumenti compensativi, modalità di valutazione mirate e un dialogo costante tra istituzione e famiglia.

Le Linee guida ministeriali del 2011 e il decreto 5669 hanno definito l’applicazione operativa di queste tutele, fissando l’obbligo per i docenti di redigere il PDP in presenza di una certificazione o anche di difficoltà evidenti. “È un sistema che riconosce il valore delle differenze e permette a ciascuno di esprimersi secondo le proprie potenzialità”, ricordano gli esperti. Tuttavia, la mancata applicazione di tali strumenti rappresenta ancora una violazione dei diritti degli studenti.

Il carico emotivo delle famiglie e l’impatto psicologico

Dietro i numeri dei DSA — che interessano circa il 5-8% degli studenti italiani — si nasconde una realtà emotiva spesso ignorata. I genitori di bambini con dislessia vivono livelli di stress e frustrazione elevati, soprattutto nelle fasi di diagnosi e confronto con la scuola. L’assenza di strumenti di supporto adeguati può generare sensi di colpa e isolamento, aggravando la difficoltà di gestire il percorso educativo.

Gli studi internazionali mostrano come la dislessia, se non adeguatamente accompagnata, comporti effetti collaterali come ansia, calo di autostima e rifiuto scolastico. Un PDP non applicato significa negare al ragazzo la possibilità di costruire una relazione sana con lo studio. Le famiglie, in questi casi, possono rivolgersi ai dirigenti scolastici, agli Uffici Scolastici Regionali o avviare ricorsi formali per tutelare i propri figli.

Dalla diagnosi alla relazione educativa: la scuola che accoglie

L’inclusione non si misura solo nella disponibilità di strumenti, ma nella qualità delle relazioni educative. Gli esperti ricordano che un’identità solida si costruisce nel riconoscimento reciproco: quando lo studente si sente ascoltato e valorizzato, anche la difficoltà diventa un punto di forza. La scuola deve essere il primo luogo in cui la dislessia non è più una barriera ma una differenza che arricchisce.

La rete tra docenti, psicologi e famiglie è fondamentale per creare ambienti di apprendimento in cui il ragazzo possa esprimersi senza paura di sbagliare. La sfida, oggi, è passare da un approccio burocratico a uno relazionale: il PDP non come semplice documento, ma come patto di fiducia e collaborazione. Solo così la scuola può tornare ad essere lo spazio dove ogni studente trova il coraggio di apprendere e di crescere, nel rispetto dei propri tempi e delle proprie modalità.

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