Disturbi del comportamento alimentare in Italia: oltre 3 milioni i casi, urgente investire in prevenzione

Oltre 3 milioni di italiani convivono con i disturbi del comportamento alimentare. Prevenzione, scuola e diagnosi precoce le chiavi per risolvere l’emergenza.

02 giugno 2025 14:55
Disturbi del comportamento alimentare in Italia: oltre 3 milioni i casi, urgente investire in prevenzione - Disturbi del comportamento alimentare
Disturbi del comportamento alimentare
Condividi

In Italia i disturbi del comportamento alimentare rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria, con oltre 3 milioni di persone affette da patologie come anoressia nervosa, bulimia e binge eating disorder. La sola anoressia colpisce circa 540.000 persone, pari all’1% della popolazione, con una prevalenza femminile del 90%. I dati evidenziano come queste malattie siano in costante crescita, soprattutto tra i più giovani.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’età di insorgenza più comune si colloca tra i 15 e i 25 anni, ma a preoccupare maggiormente sono i numeri relativi ai minori: nel primo semestre del 2020, le nuove diagnosi sono aumentate del 40% rispetto all’anno precedente. Un trend simile si osserva anche nel contesto europeo, dove l’incidenza nei bambini ha raggiunto il 2%, il tasso più alto a livello globale.

Disturbi del comportamento alimentare: tra lotta agli stereotipi e rischi per la salute

In occasione del World Eating Disorders Day, il 2 giugno, la Società Italiana di Psichiatria (SIP) richiama l’attenzione sulla complessità clinica di questi disturbi. La presidente Liliana Dell’Osso sottolinea come la crescente sensibilizzazione mediatica, pur positiva, rischi di generare confusione. Il concetto di body positivity, nato per contrastare gli stereotipi estetici, può diventare ambiguo se interpretato in modo assoluto.

Dell’Osso evidenzia che, pur promuovendo l’inclusività, il movimento può finire per sminuire la dimensione clinico-biologica dei disturbi alimentari. In alcuni casi, infatti, la legittima opposizione alla discriminazione corporea si è trasformata in una normalizzazione di abitudini potenzialmente dannose, allontanando le persone dal riconoscimento del problema e dall’accesso alle cure specialistiche.

Scuola e famiglia: la chiave della prevenzione precoce

La diagnosi precoce rappresenta uno degli strumenti più efficaci per contrastare i disturbi alimentari. Tuttavia, in Italia, il sistema di prevenzione risulta ancora lacunoso e frammentato. Le scuole giocano un ruolo cruciale nel rilevare i segnali iniziali, ma i programmi educativi e di prevenzione non sono omogenei sul territorio. Alcune regioni hanno avviato progetti con il coinvolgimento di psicologi e nutrizionisti, mentre in molte altre mancano iniziative strutturate.

La formazione degli insegnanti è un nodo centrale. Spesso, i docenti sono i primi a notare cambiamenti nei comportamenti alimentari o nell’atteggiamento psico-sociale degli studenti, ma non sempre possiedono gli strumenti per distinguere tra normali fasi adolescenziali e segnali di un disturbo. Per questo, è necessario fornire competenze specifiche al personale scolastico, in modo che possa fungere da sentinella e indirizzare le famiglie verso i servizi appropriati.

Il ruolo centrale dei pediatri e dell’educazione alimentare

Anche la figura del pediatra è fondamentale nella catena di diagnosi e trattamento precoce. Spesso è il primo interlocutore sanitario di fronte ai dubbi dei genitori, ma non sempre dispone di una formazione specifica per riconoscere i sintomi iniziali, soprattutto nei casi in cui non si presentano variazioni evidenti di peso. La creazione di protocolli diagnostici standardizzati e il potenziamento della formazione continua potrebbero migliorare in modo significativo la tempestività degli interventi.

Parallelamente, l’educazione alimentare deve essere trattata con attenzione. L’obiettivo è promuovere uno stile di vita sano senza scivolare in messaggi rigidi o moralistici che potrebbero alimentare comportamenti ossessivi nei soggetti vulnerabili. È fondamentale che i contenuti educativi siano elaborati da équipe multidisciplinari, in cui operano psicologi clinici esperti in disturbi alimentari, per garantire un equilibrio tra informazione e prevenzione.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail