Educazione sessuale, Novara: 'Vera alfabetizzazione civile'
Il pedagogista Daniele Novara invita i genitori a superare il silenzio sull'educazione sessuale, definendola una competenza chiave per il rispetto.
L'educazione sessuale non è un tabù, ma una necessità formativa. Il pedagogista Daniele Novara sottolinea l'urgenza di affrontare l'argomento in famiglia. Il silenzio dei genitori non protegge, ma lascia i giovani esposti a informazioni distorte. È fondamentale fornire un linguaggio corretto per parlare di corpo, consenso e relazioni. Si tratta di una vera alfabetizzazione civile.
Il silenzio dei genitori e l'empatia necessaria
Il pedagogista Daniele Novara lancia un appello chiaro ai genitori: è tempo di rompere il muro del silenzio sull'educazione sessuale. In un'epoca caratterizzata da un accesso illimitato e spesso non filtrato a contenuti online, l'imbarazzo degli adulti si trasforma in un vuoto educativo pericoloso. Questo vuoto, come sottolinea l'esperto, viene inevitabilmente colmato da stimoli esterni, spesso inadeguati, pornografici o distorti. La negazione non è una strategia protettiva. Novara invita i genitori a un fondamentale esercizio di memoria ed empatia, esortandoli a ricordare la propria adolescenza.
"Ciò che succede ai vostri figli e alle vostre figlie è un capitolo della vita che anche voi avete vissuto", afferma il pedagogista. Questa consapevolezza è il primo passo per comprendere la situazione attuale senza giudizi moralistici, ma con un approccio costruttivo. Riconoscere che la sessualità è una parte integrante della crescita aiuta a superare la tentazione di trattarla come un tabù. Il dialogo in famiglia diventa quindi il primo e insostituibile strumento di prevenzione e conoscenza, essenziale per costruire una base solida prima che i ragazzi cerchino risposte altrove.
Educazione sessuale: una questione di linguaggio
L'intervento di Daniele Novara sposta radicalmente l'asse della discussione: l'educazione sessuale non va intesa come un elenco di pericoli, ma come l'acquisizione di competenze vitali. Al centro di questo percorso c'è la necessità di fornire un "linguaggio corretto, non pornografico e non infantile". Questo significa dotare i giovani degli strumenti lessicali e concettuali per decodificare la realtà che li circonda. Usare la terminologia appropriata per descrivere il corpo, le emozioni e le relazioni è il primo passo per trattare l'argomento con la serietà che merita, spogliandolo da connotazioni di vergogna o volgarità.
È attraverso un vocabolario preciso che si possono affrontare temi cruciali come il funzionamento del proprio corpo, la gestione dei cambiamenti puberali e, soprattutto, il concetto di consenso. Novara definisce questo processo una vera e propria "alfabetizzazione civile". Non si tratta, quindi, di una questione meramente privata o opzionale, ma di un pilastro della formazione civica e sociale.
Oltre la famiglia: il rispetto come obiettivo formativo
L'obiettivo finale dell'educazione sessuale, affettiva e relazionale, secondo la visione di Novara, è l'interiorizzazione di un principio fondamentale: "che il corpo è degno di rispetto", sia il proprio che quello altrui. Questa consapevolezza è l'antidoto più potente contro la violenza, la prevaricazione e le relazioni tossiche. Fornire ai ragazzi "strumenti per capire [...] come approcciarsi con l'altra persona" significa educarli al rispetto dei confini, all'ascolto e alla responsabilità delle proprie azioni.
Si tratta di un percorso che insegna a distinguere tra desiderio e pretesa, tra intimità e abuso. Sebbene la famiglia resti il primo luogo di questo dialogo, il pedagogista sottolinea che l'educazione sessuale è un compito educativo che richiede un'alleanza solida. La scuola e l'intera comunità educante sono chiamate a fare la loro parte, integrando questi temi nei percorsi formativi. Solo attraverso un impegno congiunto si può costruire una società fondata su una maggiore consapevolezza e sul rispetto reciproco.