Emergenza caldo nelle scuole: famiglie in protesta a Milano

Emergenza caldo a scuola: solo il 6% degli edifici ha condizionatori. A Milano famiglie comprano ventilatori e protestano contro il vuoto normativo

06 luglio 2025 08:28
Emergenza caldo nelle scuole: famiglie in protesta a Milano - Le elevate temperature dovute ai cambiamenti climatici
Le elevate temperature dovute ai cambiamenti climatici
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A Milano, con le temperature oltre i 35°C, le scuole diventano veri e propri forni, caldo insopportabile. Genitori costretti a portare ventilatori da casa e bambini esposti a colpi di calore. Solo il 6% degli edifici scolastici italiani ha condizionatori. A fronte di dati drammatici, manca un piano nazionale: il vuoto normativo espone bambini e lavoratori a rischi crescenti

Scuole-bollitore e famiglie allo stremo per il caldo

A Milano l’ondata di calore ha trasformato molte scuole in ambienti invivibili, con temperature che raggiungono i 40°C in alcune aule. Genitori costretti ad acquistare ventilatori di tasca propria, mentre bambini e personale scolastico affrontano giornate in condizioni critiche. Le proteste si concentrano sull’assenza di un piano anti-caldo da parte del Comune, accusato di ignorare i più fragili. Anche disabili e anziani risultano penalizzati: RSA e mezzi pubblici spesso privi di aria condizionata.

Solo dopo pressioni pubbliche sono iniziati i primi interventi con l’installazione di condizionatori nei centri estivi, ma per molte famiglie è troppo tardi. Diverse segnalazioni parlano di colpi di calore tra i bambini, mentre le richieste di rimborsi per spese sostenute restano inascoltate. Il Comune ha chiarito che chi ha ricevuto donazioni non potrà accedere a ulteriori impianti.

I dati: scuole al caldo, condizionatori assenti nel 94% delle strutture

I dati ministeriali relativi all’anno scolastico 2023/24 dipingono un quadro allarmante: su 61.307 edifici scolastici censiti, solo 3.967 (pari al 6%) risultano dotati di impianti di condizionamento. Per 32.462 scuole (il 53%) è stata certificata l’assenza totale di impianti refrigeranti, mentre per 24.888 (40,6%) mancano informazioni certe. Questo significa che oltre 57mila scuole, il 93,5% del totale, restano senza sistemi di raffreddamento.

Tra le poche regioni virtuose spiccano le Marche con il 26,4% di copertura e la Sardegna con il 15,7%, mentre la Lombardia si ferma al 6,4%, nonostante l’elevata densità scolastica e urbana. In Francia, per far fronte all’emergenza caldo, sono state chiuse 1.900 scuole in 18 dipartimenti, a testimonianza di un approccio più reattivo e centrato sulla tutela dei minori.

Il vuoto normativo e l’assenza di tutele

Il problema non è solo tecnico ma anche legislativo: non esistono norme nazionali che fissino limiti massimi di temperatura nelle scuole. Il Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008) indica parametri generici, ma nessuna legge stabilisce soglie obbligatorie per l’estate. Alcune regioni, come il Veneto, hanno adottato regole proprie, ma si tratta di casi isolati.

Le linee guida Inail suggeriscono una temperatura tra 24°C e 26°C con umidità al 50-60%, ma queste indicazioni restano largamente disattese. Gli esperti avvertono: ignorare tali standard può costituire violazione dell’articolo 2087 del Codice Civile, che tutela l’integrità fisica di lavoratori e studenti. Intanto, nessuna norma impone la chiusura delle scuole in caso di caldo estremo, lasciando dirigenti scolastici e famiglie senza strumenti certi.

Le richieste e la battaglia politica

Dalla denuncia dei cittadini alla battaglia istituzionale, il passo è breve. Alcuni gruppi politici locali hanno chiesto l’intervento del Parlamento per sollevare il problema a livello nazionale. La proposta è quella di stanziamenti dedicati per l’acquisto di impianti e rimborsi alle famiglie, da inserire nelle prossime manovre di bilancio.

I lavoratori più esposti, come gli addetti ai cantieri comunali, lamentano assenza di pause ombreggiate e dispositivi di protezione. Ma il tema resta soprattutto quello della scuola: una città giusta non può lasciare i bambini a boccheggiare nel caldo. Se non verranno adottate misure urgenti, l’emergenza caldo rischia di diventare la nuova normalità del sistema scolastico italiano.

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