Epilessia a scuola: docenti senza formazione
LICE denuncia la mancanza di formazione dei docenti nella gestione dell’epilessia e chiede protocolli vincolanti per garantire l'inclusione.


Per molti studenti con epilessia, la scuola resta un ambiente pieno di ostacoli non per la malattia, ma per la disinformazione e l’assenza di protocolli chiari. La Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) denuncia la mancanza di formazione dei docenti e chiede regole vincolanti per garantire sicurezza, inclusione e pari opportunità educative.
Disinformazione e paura: le vere barriere in classe
L’epilessia non compromette le capacità cognitive, ma nella scuola italiana può trasformarsi in una condizione di isolamento e timore. Secondo la LICE, la difficoltà principale non risiede nella patologia, bensì nei pregiudizi e nella mancanza di conoscenza da parte di insegnanti e compagni.
Molti docenti si sentono impreparati a gestire una crisi epilettica e temono di non saper intervenire, generando un clima di tensione che si ripercuote sull’intera classe. In diversi casi, gli studenti affetti vengono iperprotetti o esclusi da attività scolastiche e sportive per timore di incidenti. Anche la reticenza di alcune famiglie nel comunicare la diagnosi, per paura di stigmatizzazioni, ostacola la collaborazione tra scuola e sanità.
La conseguenza è che bambini e adolescenti con epilessia vengono spesso privati della normale partecipazione alla vita scolastica, proprio per la mancanza di informazioni chiare e procedure operative condivise.
Raccomandazioni ministeriali inapplicate e personale senza formazione
Le Raccomandazioni ministeriali del 2005 invitano le scuole a garantire la somministrazione dei farmaci e la gestione delle crisi epilettiche, in collaborazione con genitori e personale sanitario. Tuttavia, queste linee guida non hanno valore vincolante e la loro applicazione varia da regione a regione, lasciando ampi margini di incertezza.
In molte scuole manca una formazione strutturata sul tema, e gli insegnanti dichiarano di non avere strumenti pratici per intervenire. Tale impreparazione genera insicurezza e paura, che possono tradursi in atteggiamenti discriminatori, anche involontari. “Serve una responsabilità condivisa — ribadisce la LICE — perché la paura del docente non può diventare un ostacolo al diritto allo studio”.
La scuola, come sottolinea l’associazione, deve essere un luogo di accoglienza e tutela, non di esclusione o eccessiva protezione. Per questo motivo, la LICE sollecita il Ministero dell’Istruzione a trasformare le raccomandazioni in protocolli obbligatori, uniformi su tutto il territorio nazionale.
Una rete di inclusione tra scuola, sanità e famiglie
Affinché l’inclusione sia reale, serve una rete di collaborazione permanente tra famiglie, insegnanti, dirigenti scolastici, epilettologi e servizi sanitari locali. La Fondazione LICE chiede che ogni scuola sia dotata di personale formato e che vengano attivati corsi di aggiornamento specifici per il corpo docente.
Solo una formazione obbligatoria può superare la barriera della paura e della disinformazione, restituendo agli insegnanti la serenità necessaria per affrontare un’emergenza in classe e garantire agli studenti un ambiente sicuro e partecipativo.
La LICE propone inoltre campagne di sensibilizzazione rivolte agli alunni, per favorire la conoscenza dell’epilessia e la solidarietà tra pari. In questo modo, la scuola può diventare un laboratorio di inclusione, dove il diritto all’educazione si coniuga con la tutela della salute e con la valorizzazione delle differenze.
La sfida, conclude l’associazione, non è medica ma culturale: insegnare a non avere paura.