Esclusione prima casa dal calcolo ISEE: la proposta di riforma per il 2026
La proposta di esclusione prima casa dal calcolo ISEE punta a rendere più equo l’accesso ai bonus per le famiglie con redditi bassi.


L’esclusione della prima casa dal calcolo ISEE potrebbe diventare realtà nel 2026. La proposta, sostenuta dal Ministro Matteo Salvini, mira a riformare i criteri di accesso ai bonus sociali per rendere l’indicatore economico più equo e vicino alla reale situazione delle famiglie italiane.
Una riforma per tutelare chi ha solo la casa di proprietà
Il governo valuta una modifica strutturale all’ISEE, in particolare sul trattamento dell’abitazione principale. Oggi, pur con alcune franchigie e detrazioni, il valore della prima casa incide ancora sull’indicatore, influenzando l’accesso a molti benefici. L’obiettivo della riforma è evitare che nuclei con redditi bassi ma proprietari di un immobile – magari ricevuto in eredità o acquistato con sacrifici – vengano esclusi da sostegni fondamentali come il bonus sociale, l’assegno unico o l’esonero universitario.
La proposta si inserisce in una visione più ampia: considerare l’ISEE non solo come uno strumento fiscale, ma come una fotografia reale della capacità economica. Escludere la casa di abitazione principale significa riconoscere che il possesso di un bene immobiliare non equivale sempre a disponibilità economica liquida.
Cosa prevede il sistema attuale e come potrebbe cambiare
Attualmente, la normativa prevede una franchigia fino a 52.500 euro sul valore IMU della prima casa, aumentata in base al numero dei figli. La parte eccedente, al netto di eventuali mutui residui, concorre per i due terzi al calcolo del patrimonio immobiliare. Questo meccanismo penalizza le famiglie che possiedono un’abitazione di valore medio-alto in aree urbane, ma che vivono con redditi modesti.
La riforma proposta prevede l’esclusione totale dell’abitazione principale dal calcolo dell’ISEE. Ciò comporterebbe un ampliamento della platea di beneficiari per molte misure sociali e fiscali, con particolare beneficio per il cosiddetto ceto medio impoverito. Tuttavia, il cambiamento solleva anche interrogativi sulle coperture economiche e sull’effetto redistributivo: quante famiglie in affitto, o senza immobili, potrebbero risultare svantaggiate?
Impatto sociale e sostenibilità della proposta
Secondo le stime iniziali, la riforma potrebbe comportare un incremento della spesa pubblica, ma anche un miglioramento nell’equità dell’accesso alle agevolazioni. Famiglie oggi escluse per via di un immobile di proprietà, senza però reali disponibilità economiche, tornerebbero a rientrare nelle soglie ISEE utili a ricevere bonus e aiuti. I sostenitori della misura sottolineano l’importanza di non penalizzare chi ha investito nella casa come forma di sicurezza familiare.
D’altra parte, esperti del settore evidenziano la necessità di evitare abusi e distorsioni. Per questo, una delle ipotesi allo studio prevede l’esclusione della prima casa solo entro una certa soglia di valore catastale, così da evitare vantaggi indebiti per chi possiede immobili di pregio. Il dibattito politico è aperto e la riforma potrebbe entrare nella Legge di Bilancio 2026, con effetti concreti a partire dal nuovo anno.