Gratteri: 'Il potere vuole un popolo ignorante'
Gratteri denuncia l’ignoranza diffusa come strumento del potere e critica media e modelli sociali che la alimentano.


Nicola Gratteri, procuratore e voce critica del sistema sociale italiano, ha denunciato come la mancanza di investimenti nell’istruzione non sia frutto di disattenzione, ma una scelta politica deliberata. Secondo lui, il potere avrebbe interesse a mantenere il popolo in uno stato di ignoranza per favorire il controllo, mentre i media rafforzerebbero modelli superficiali e privi di contenuti.
La scelta politica di non investire nella scuola
Gratteri ha sottolineato che in Italia, da decenni, l’istruzione è stata relegata a un ruolo marginale. A suo dire, non si tratta di semplice trascuratezza, ma di una strategia precisa: formare cittadini consapevoli significherebbe rendere più difficile l’azione del potere. Un popolo istruito, capace di pensiero critico, non accetterebbe facilmente slogan o promesse prive di sostanza. Da qui la denuncia: “Il potere vuole un popolo bue”, ovvero una massa docile, disabituata a ragionare con autonomia e quindi più semplice da manipolare.
Il ruolo dei modelli mediatici
Nel suo intervento, Gratteri ha rivolto critiche severe al mondo dello spettacolo e ai modelli che vengono proposti ai giovani. Ha citato le trasmissioni televisive in cui “ragazze seminude che non sanno la tabellina del 5” vengono trasformate in icone momentanee, spesso dopo interventi estetici e con un successo destinato a esaurirsi in breve tempo. Nessuno, ha osservato, si interessa a cosa accada dopo, quando molte di queste figure si ritrovano senza prospettive. Nel frattempo, però, il messaggio che passa è chiaro: il riconoscimento sociale non richiede studio o sacrificio, ma soltanto immagine e visibilità immediata.
L’influenza dei modelli dominanti
Secondo Gratteri, il contesto culturale gioca un ruolo cruciale nella formazione delle aspirazioni individuali. In una società dove l’ignoranza è diffusa e persino favorita, diventa inevitabile che i giovani seguano i modelli più facilmente accessibili, anche se superficiali. L’assenza di figure alternative capaci di incarnare il valore della conoscenza, dell’impegno e della competenza rafforza il predominio di una cultura del successo rapido e vuoto. Così, i modelli dominanti non solo plasmano comportamenti e desideri, ma finiscono per condizionare il futuro stesso della società.