Influenza: 427mila casi, arriva il primo bollettino stagionale
Il report RespiVirNet rileva 7,36 casi per 1.000 assistiti. Bassa l'influenza, ma dominano Rhinovirus e Sars-CoV-2.
L'Istituto Superiore di Sanità ha diffuso i dati del primo bollettino RespiVirNet della stagione. Nella settimana 20-26 ottobre si stimano 427mila casi di infezioni respiratorie. L'incidenza (7,36 per 1.000) è stabile rispetto al passato. L'impatto dell'influenza è ancora minimo. La sorveglianza epidemiologica monitora ora le infezioni Ari, una definizione più ampia. Massima incidenza nei bambini (0-4 anni).
Il primo bilancio delle infezioni respiratorie
La stagione della sorveglianza delle infezioni respiratorie si apre con dati significativi. Il primo bollettino RespiVirNet, pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), stima 427mila casi di infezioni respiratorie acute (Ari) solo nella settimana dal 20 al 26 ottobre. Questo dato si traduce in un'incidenza nazionale pari a 7,36 casi ogni 1.000 assistiti. Sebbene questo numero possa sembrare elevato, l'ISS precisa che è "leggermente più alto ma sostanzialmente in linea" con l'andamento delle stagioni precedenti. L'analisi demografica evidenzia una marcata incidenza pediatrica. La fascia d'età 0-4 anni è la più colpita, con un tasso di circa 18 casi per 1.000 assistiti. A livello geografico, la situazione nazionale è calma, con un'intensità bassa o a livello basale nella maggior parte delle Regioni. Fa eccezione la Basilicata, che attualmente registra un'intensità media.
Analisi virologica: non solo influenza
Sebbene il bollettino sia spesso associato all'avvio della stagione influenzale, i dati virologici mostrano un quadro più complesso. L'ISS segnala un tasso di positività ancora basso sia per i virus influenzali (2% dei campioni, quasi totalmente di tipo A) sia per il virus respiratorio sinciziale (RSV o Vrs), fermo allo 0,6%. I veri protagonisti di questa fase stagionale sono altri patogeni. I valori di positività più elevati appartengono ai rhinovirus, responsabili del comune raffreddore (21,1%), al Sars-CoV-2 (10%) e ai virus parainfluenzali (4,3%). Circolano inoltre adenovirus (42 campioni), altri coronavirus umani (9) e, in misura minore, bocavirus e metapneumovirus. Questa tendenza si conferma anche nei flussi ospedalieri: i tassi di positività più alti nei pazienti ricoverati sono stati rilevati per rhinovirus, seguiti dal Sars-CoV-2.
La nuova definizione dei sintomi (ARI)
Una delle novità chiave di quest'anno è il cambiamento della metodologia di sorveglianza, ora interattiva. L'ISS monitora le Infezioni Respiratorie Acute (Ari) e non più le Sindromi Simil-Influenzali (Ili). La differenza è sostanziale: la vecchia definizione (Ili) richiedeva la coesistenza di sintomi respiratori e sistemici (come dolori muscolari o malessere). La nuova definizione (Ari) è più ampia e si allinea agli standard del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc). Questa scelta permette di monitorare con più accuratezza tutti i virus respiratori, non solo l'influenza. L'ISS specifica la definizione clinica di Ari: un'infezione giudicata tale dal medico, con insorgenza improvvisa dei sintomi e la presenza di almeno uno dei seguenti quattro sintomi respiratori:
Tosse
Mal di gola
Difficoltà respiratoria
Coriza (raffreddore o naso che cola)