Intelligenza Artificiale: più educazione digitale contro gli abusi online
L'allarme Polizia Postale sull'uso AI per manipolare foto e l'urgenza di una nuova educazione digitale a scuola.
L'intensificazione degli abusi online che sfruttano immagini femminili manipolate preoccupa le autorità. Il direttore della Polizia Postale, Ivano Gabrielli, ha evidenziato l'aumento di siti che usano l'intelligenza artificiale per alterare foto in modo realistico. Questo fenomeno richiede una risposta forte, basata su prevenzione e educazione digitale. La formazione, soprattutto nelle scuole, è cruciale.
La minaccia dell'AI e l'impatto sulle vittime
Il fenomeno dell'abuso digitale di immagini femminili ha assunto contorni allarmanti, come sottolineato da Ivano Gabrielli, direttore della Polizia Postale, intervenendo su Rai News. La tecnologia dell'intelligenza artificiale viene oggi impiegata per creare e diffondere contenuti manipolati, spesso a sfondo sessuale, senza alcun consenso da parte delle interessate. Questi siti, mimetizzati negli strati profondi del web e sovente ospitati su server esteri in giurisdizioni non collaborative, rendono complesse le operazioni di contrasto e rimozione. Utilizzano algoritmi avanzati, noti come 'deepfake', per spogliare virtualmente le vittime o inserirle in contesti degradanti con un realismo sconcertante, ingannando l'osservatore.
Il recente caso denunciato dalla giornalista Francesca Barra è solo la punta dell'iceberg di un problema che colpisce donne note e cittadine comuni, minando la loro reputazione e sicurezza. Gabrielli ha evidenziato il danno psicologico profondo inflitto alle vittime. Queste si trovano "denigrate, offese e in qualche modo violate", vivendo un trauma che impatta la loro vita privata e professionale. Questa forma di violenza digitale sfrutta la facilità di condivisione e il falso senso di anonimato garantito dalla rete.
Normativa italiana e la sfida della cooperazione internazionale
Sul fronte normativo, l'Italia si è mossa con relativo anticipo. Il direttore Gabrielli ha infatti ricordato che il nostro Paese è tra i pochi ad aver già legiferato specificamente contro la creazione e diffusione di immagini intime generate tramite AI, o comunque senza il consenso della persona. La normativa di riferimento, in particolare l'evoluzione interpretativa dell'art. 612-ter c.p. (diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti), è stata adattata per coprire queste nuove fattispecie tecnologiche, prevedendo sanzioni penali severe per gli autori del reato. Tuttavia, l'efficacia della sola azione repressiva nazionale si scontra con la natura transnazionale e delocalizzata del crimine digitale.
I portali che ospitano questi contenuti illegali utilizzano spesso domini registrati in Stati esteri, talvolta veri e propri paradisi digitali, che offrono scarsa collaborazione giudiziaria. L'uso di server ridondanti e tecniche di anonimizzazione complica ulteriormente l'identificazione dei responsabili e il sequestro delle piattaforme. Per questo, ha sottolineato Gabrielli, è fondamentale intensificare la cooperazione internazionale e promuovere strumenti giuridici di mutuo riconoscimento più agili. La prossima convenzione ONU sul cybercrime è attesa come un passo avanti decisivo, nella speranza che sempre più Paesi "parlino la stessa lingua" e adottino definizioni di reato simili, presupposto indispensabile per un'azione globale efficace.
Educazione digitale come pilastro della prevenzione
L'azione repressiva e legale, sebbene indispensabile, da sola non è sufficiente per sradicare il fenomeno. Emerge con forza la necessità di un intervento culturale e formativo capillare, come ribadito dal direttore della Polizia Postale. La prevenzione degli abusi online passa inevitabilmente attraverso una solida educazione digitale e sentimentale, rivolta a giovani e adulti. Il fatto che gli utenti di questi spazi tossici siano "di sicuro uomini", come notato da Gabrielli, evidenzia un problema culturale radicato di oggettivazione del corpo femminile, che la tecnologia non fa che amplificare. La scuola e le famiglie sono i pilastri di questa necessaria strategia di prevenzione.
È indispensabile rafforzare l'uso consapevole di strumenti tecnici come il parental control, ma soprattutto promuovere percorsi formativi che insegnino il rispetto digitale, l'empatia e l'etica nell'uso delle nuove tecnologie. Si tratta di formare cittadini digitali consapevoli, capaci di riconoscere e rifiutare la violenza online in ogni sua forma. Come concluso da Gabrielli, questa è "la strada che dobbiamo percorrere per costruire la società del futuro", una società dove la tecnologia sia strumento di crescita e non di violazione della dignità umana.